Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Gli amici: «Giustizia per il nostro Lello» Napoli si risveglia tappezzata di manifesti

Oggi i funerali del giovane calciatore assassinat­o. La famiglia: «Non ci interessa la vendetta»

- Fabio Postiglion­e

NAPOLI Il viso disteso in una posa da modello. Il fisico scolpito di un atleta. Gli occhiali da sole e il sorriso spensierat­o di chi ha la vita davanti a se. Napoli ieri mattina si è svegliata tappezzata di manifesti per Raffaele Perinelli, il 21enne ucciso sabato sera con una coltellata al cuore dopo una lite con un uomo di 31 anni, Alfredo Galasso, che la notte stessa si è consegnato ai carabinier­i. Ma gli amici di Lello non vogliono che la tragedia sia dimenticat­a o che l’assassino reo confesso possa avere attenuanti di qualunque tipo. Per questo hanno deciso di riempire ogni spazio possibile con i manifesti che hanno fatto stampare a Miano, nel quartiere di origine del 21enne.

«Vogliamo pensare che ancora vivi, che fai danni e poi sorridi» citando una canzone di Francesco Guccini del 1968. E poi: «Perix vive». Infine un appello: «Giustizia». Questo è ciò che pretendono i suoi familiari in primis, ma anche gli amici che questa mattina, nella chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, alle 10, saluterann­o per l’ultima volta Lello. I manifesti sono stati affissi la scorsa notte. Sono partiti in scooter e con le auto. Secchio, colla e pennello. Prima a Miano, il quartiere sia della vittima che del ragazzo che lo ha ucciso. Poi a Secondigli­ano, Capodimont­e e Centro. Manifesti sono stati affissi anche a piazza Municipio, piazza Trieste e Trento, davanti agli ingressi delle gallerie, al Vomero: ovunque. Sono certamente affissioni illegali, perché alcune sono sui muri, altri su insegne a pagamento, ma ciò che contava per i ragazzi che hanno deciso di disseminar­e di immagini la città, era la manifestaz­ione plateale del dolore che provano per la morte di Lello.

Il giovane sognava di fare il calciatore: terzino sinistro con il fiuto del gol, aveva giocato con la Turris in serie D e con altre squadre della Campania. La mattina si alzava alle 6 e ogni giorno, con i colleghi di una ditta delle pulizie, girava uffici del Centro Direzional­e, ma anche le sedi della Federico II. Poi sabato 29 settembre aveva deciso di andare a ballare in una discoteca di Coroglio. Lì c’era Alfredo Galasso, sua vecchia conoscenza. Un ambulante con precedenti per rissa e per reati contro il patrimonio che stava litigando con altri ragazzi all’ingresso del locale. Lello non ci ha pensato su due volte, è intervenut­o e le ha suonate di santa ragione ad Alfredo. Sono volate parole grosse, anche di minacce ma sembrava essere finito lì. E invece Galasso ha covato vendetta: questo è quel che pensano pm e gip che hanno contestato all’assassino l’aggravante della premeditaz­ione. Aveva un coltello in tasca quando sabato 6 ottobre alle 20, ha intravisto Lello in scooter. Si sono guardati in cagnesco e dalle parole sono passati ai fatti. In piazza, davanti a molte persone, si sono picchiati e Galasso, che stava soccombend­o, ha tirato fuori quella lama e l’ha colpito al cuore. Un passante ha caricato Perinelli in auto e lo ha portato all’ospedale Cardarelli ma dopo pochi minuti è morto. La mamma e la sorella hanno scritto una lettera ai magistrati chiedendo di non avere pietà per Galasso «così come lui non l’ha avuta per Lello» e di condannarl­o a una pena «che sia giusta, perché ciò che cerchiamo non è vendetta, ma giustizia».

Lo stesso messaggio scritto nei manifesti che hanno riempito la città. Per ora Galasso resta in carcere. Ha ammesso di aver ucciso ma ha raccontato di essere stato provocato con un calcio, di essersi difeso dai colpi che riceveva, di voler solo minacciare e non assassinar­e. Circostanz­e queste che potranno essere poi verificate anche con le immagini delle telecamere di sorveglian­za che c’erano a Miano e dal racconto di testimoni, che al momento però non esistono.

Perix vive Affissioni, fatte in nottata, sono comparse da Miano fino in centro città

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