Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tornano i graffiti tradotti in napoletano

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Il Parco archeologi­co di Pompei riprende a pubblicare, curate da Carlo Avvisati, scrittore e studioso di napoletani­tà, le traduzioni napoletane dei graffiti latini più belli e interessan­ti mai rinvenuti sui muri cittadini durante i quasi tre secoli di scavi. E lo fa con la frase ritrovata dipinta su un pilastro di una caupona situata accanto al Lupanare, nell’omonimo vicoletto. «Otiosis locus hic non est discede morator» ovvero “questo luogo non è per gli oziosi. Vattene, bighellone” scrisse l’oste, avvertendo i perditempo che il suo locale era tutt’altro che a disposizio­ne dei bighelloni. E questo nonostante quell’osteria fosse area preferita di sosta e gozzovigli­a per la varia umanità che frequentav­a il vicino postribolo. Dalla lingua di Ovidio e di Orazio a quella di Salvatore di Giacomo, Ferdinando Russo, Raffaele Viviani, dunque, le scritte latine tradotte in napoletano, nonostante il salto di 20 secoli, ancora una volta mostrano tutta la sfrontatez­za di chi scriveva sui muri di Pompei per dire del suo amore nei confronti di una fanciulla, per denunciare furti e malefatte.

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