Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Corsicato: racconto la contagiosa energia di Schnabel
Non è proprio in prima serata ma anche se bisognerà aspettare le 22. 15, stasera ci sarà l’opportunità di vedere, al Teatro Augusteo, «L’arte viva di Julian Schnabel» il docufilm che Pappi Corsicato ha realizzato sulla vita del grande artista newyorchese.
«Sono molto grato a Laura Trisorio e ad Artecinema- dice un po’ piccato, ma senza voler accendere polemiche - per un’iniziativa straordinaria che rende possibile la fruizione di documentari e film che altrimenti sarebbe difficile vedere». Finito di girare l’anno scorso e prodotto da Buena Onda con Rai Cinema, il documentario è una descrizione intima ed emozionale dell’approccio di Schnabel al lavoro e alla vita: il celebre pigiama di seta, la dimora di Montauk a Long Island e quella nel palazzo in stile veneziano nel West Village di Manhattan. Schnabel viene così ritratto mentre è intento a dipingere, ad allestire nuove mostre in giro per il mondo e in parallelo nella sua vita privata, in vacanza con la famiglia e con i suoi amici più intimi. È un lavoro di ricerca negli archivi personali dell’artista, che si sostanzia delle testimonianze di amici, familiari, attori e artisti come Al Pacino, Mary Boone, Jeff Koons, Bono Vox, Laurie Anderson, per ritratto affascinante e rivelatore di uno degli artisti più anticonformisti e irrequieti del panorama contemporaneo.
Come nasce l’idea di raccontare un artista come Schnabel con il linguaggio del cinema? «Julian è un amico ma è soprattutto un artista americano di grande valore. E poi è un grandissimo regista, un vero appassionato di cinema che ha avuto una vita straordinaria, cinematografica. Avrei voluto farci un vero e proprio film, non accontentarmi di un documentario. Raccontare Schnabel significa restituire un mondo, quello della New York anni ’80 e dei suoi amici: Basquiat, Warhol, Haring…».
Come ci è riuscito?
«Ho vissuto dieci anni a New York, proprio in quel periodo. Non mi è stato difficile ripercorrere con gli intervistati quelle atmosfere che mi sono state a lungo familiari». C’è anche uno Schnabel napoletano nel film che vedremo?
«No. Anche se in realtà il film parte da un’inquadratura delle isole Li Galli. Direi piuttosto che c’è uno Schnabel europeo, perché Julian è uno che ha viaggiato molto, soprattutto in Europa».
Qual è la cifra, a suo parere, che rende unico Schnabel?
«L’energia. La sua forza vitale. È davvero una forza della natura. Julian non è un intellettuale ma è un artista vero, nel senso che il suo stare al mondo, la sua visione sono sempre e continuamente in funzione di una straordinaria creatività».