Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cimmino e «Vivianesque» Le parole del drammaturgo hanno un corpo che danza
Il coreografo Gennaro Cimmino porta in scena con i giovani di Körper un omaggio al drammaturgo stabiese. «È uno spettacolo che covo dentro da quarant’anni» Lalla Esposito si trasforma in trapezista fra danzatori aerei e musica destrutturata
La parola di Viviani è azione fisica. È eco del corpo che s’incarna dunque perfettamente nell’idea di Gennaro Cimmino: rileggere alcuni personaggi cult del drammaturgo stabiese con un linguaggio apparentemente non ortodosso (almeno per i puristi), ovvero la danza.
«Per quarant’anni Vivianesque, questo è il titolo dello spettacolo — spiega il coreografo — mi covava dentro. Da quando ero ragazzo e iniziai a interpretare Don Nicola, Fravecature, o’ Malamente, Prezzetella ‘a capera e tanti altri personaggi maschili e femminili delle sue commedie in un piccolo cinema-teatro di Afragola, paese in cui sono nato e che ho lasciato presto». Per Francia, Spagna e poi Roma fino a risentire il richiamo delle radici. «A un certo punto ho venduto tutto e sono tornato a Napoli dove ho fondato la compagnia Korper e oggi, dopo tanti anni, siamo l’unica struttura campana del settore ufficialmente riconosciuta. A questo punto mi sono sentito pronto per affrontare questo antico sogno, un meraviglioso azzardo che è un omaggio a Viviani ma anche a una parte della mia storia personale».
Al teatro Delle Palme dove da alcuni giorni si prova — prima di debuttare al Bellini domani sera (alle 21), in prima assoluta — i giovani danzatori schiariscono la voce facendo stretching, da qui echeggia una Bammenella, lì si ripetono versi destrutturati come da un De Saussure. Le musiche riscritte e riarrangiate da Vito Pizzo su celebri melodie di Raffaele Viviani risuonano nel buio della sala. Cimmino dà il tempo e via per una «filata» (dicesi filata la prova dei quadri consecutivi tutti d’un fiato, senza i costumi, perché in tal caso sarebbe una generale e non lo è). In teatro c’è l’atmosfera densa di una materia studiata a lungo e ponderosamente che dà però risultati aerei, freschi come una boccata d’aria. Si inizia. Su una «velatina» un’enorme bocca dà l’incipit: «Verimm’ si sta barca s’imbarca». «Non sono parole di Viviani — dice Cimmino — ma di mia madre. Mi sono consentito degli stralci autobiografici perché con questo spettacolo ho voluto cercare le origini individuali e collettive. Una sorta di ricerca sull’essere napoletani, su questa tipizzazione, unicità che può diventare anche una rete che ci trascina tutti a strascico come dimostro in scena». E la barca dell’incipit? «Interno di famiglia. La mia. Eravamo sette figli di cui cinque dovevano esser preparati da mia madre per andare a scuola. Così mentre le altre due gemelle troppo piccole piangevano, lei si divideva tra zuppe di latte, grembiulini e scarpe da allacciare. E mentre uno era pronto un altro si risporcava. E quella frase divenne il suo mantra».
Viviani è dunque l’uncino per infilare il filo di un passato-presente con un linguaggio estremamente contemporaneo. Bammenella è montata e destrutturata pensando a Laurie Anderson. Lalla Esposito avanza su anfibi con una mega-zeppa da alieno mentre alla fine sarà in muta da sub, sirena Partenope in perenne mimetica ricerca. La cantante non è nuova a Viviani, anzi, è vivianea di lungo corso eppure dice «è con Cimmino, con la danza e il suo sguardo che proviene da un altrove che sento d’aver carpito per la prima volta la verità di Viviani, commediografo fisico. E questa volta sul palco è con il corpo\voce che ci giochiamo tutto». Sui trapezi, i danzatori sono panni stesi mossi da un vento che non c’è, ma si aspetta. «L’attesa, quasi alla Godot e Giorni felici di Becket, è una caratteristica dei napoletani. Come stracci appesi aspettiamo un raggio di sole, un colpo d’aria che ci asciughi dalle responsabilità. Con questo spettacolo vogliamo raccontare invece che ognuno, con il suo corpo\pensiero può produrre un cambiamento, partendo da se stesso».