Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Il vento faceva paura Mi disse facciamo presto Poi non ha parlato più»

Robert: «Volevamo arrivare in America per l’Nba»

- Dall’inviato Piero Rossano

Non riesco a parlarne perché sempliceme­nte non riesco a credere che sia potuto accadere». Robert Maka non era solo il compagno di studi di Davide Natale (nella foto i due insieme). Era quel tipo di persona con cui cresci assieme, ci fai tutte le scuole – università compresa – e condividi spgni e progetti per una vita intera.

«Non riesco a parlarne perché sempliceme­nte non riesco a credere che sia potuto accadere».

Robert Maka non era solo il compagno di studi di Davide Natale. Era l’amico del cuore. Quel tipo di persone con cui cresci assieme, magari ci nasci pure, ci fai tutte le scuole – università compresa – e sogni anche di poter realizzare con lui i progetti di una vita intera. Robert, 21 anni, con papà polacco di quell’ondata migratoria dall’Est a cavallo degli anni ’80, lunedì scorso era uscito dalla lezione a Ingegneria assieme a Davide. Alle 16.20 era su quel maledetto vialetto. «Lui camminava alla mia destra ed è accaduto tutto in un attimo, senza che potessimo ripararci» ricostruis­ce non senza difficoltà a pochi minuti dall’inizio della funzione religiosa, lasciando per pochi istanti i banchi dove si è accomodato con gli altri amici di studio. Il ragazzo è ancora in evidente stato di choc. «Facevamo quel vialetto tutti i giorni. Il tempo era cattivo, c’era un vento che faceva paura. E così camminavam­o a passo veloce. L’albero è venuto giù proprio nel mentre passavamo».

In quell’istante c’erano degli studenti qualche metro più avanti, che erano già transitati per il posto ancora oggi transennat­o; altri solo qualche passo più indietro. Tra Davide e Robert c’erano pochi centimetri di distanza. Si parlava di come raggiunger­e il più presto possibile il bus per il ritorno a Caserta. E poi? «E poi è successo quello che è successo. Ma non mi faccia andare oltre, non riesco».

I primi soccorsi sono giunti dagli studenti che erano alle loro spalle. La prima ambulanza dall’ospedale San Paolo è arrivata dopo 8 minuti ed ha caricato Davide. «Quando l’hanno fatto salire a bordo respirava ancora» riferisce un familiare che ha parlato con uno dei sanitari giunti sul posto. Una seconda ambulanza ha caricato Robert, colpito solo di striscio dai rami ma in evidente stato confusiona­le. Stretto in un abitino blu con camicia bianca, Robert ha però la forza di salire sull’altare a fine cerimonia funebre.

«Davide era un amico sempre disponibil­e, un ragazzo pieno di vita e di passioni. Sono tanti i ricordi che mi legano a lui» dice con un groppo alla gola. E continua: «I viaggia a Napoli in bus, lo studio, il basket. Eravamo così uniti. Con te – è come se gli parlasse ancora – se n’è andato non solo un amico ma una parte di me. I tuoi sogni erano anche i miei».

Robert, salvo per un pelo, ha un moto quasi di stizza: «Il tempo ti è stato tolto in modo ingiusto», accusa. Una rabbia che nasce per quei sogni e quei progetti spezzati.

«Dovevamo andare insieme a vedere il sequel di Avengers (l’episodio atteso per il 2019 si chiama “Infinity war”, ndr). Arrivare negli Stati Uniti per guardare finalmente una partita di Nba. Non ti dimentiche­rò mai» conclude Robert con la voce rotta dall’emozione. E chissà che le sue parole non siano arrivate davvero a Davide.

Era sempre disponibil­e, un ragazzo sorridente pieno di vita e di hobby Sono tanti i ricordi che mi legano a lui

I viaggia a Napoli in bus, lo studio, il basket Eravamo così uniti È andata via una parte di me

Facevamo quella strada tutti i giorni ed è successo ciò che non doveva mai accadere Non mi riprenderò

Amicizia Aveva frequentat­o il liceo Diaz con Davide, l’Università e poi le passioni comuni

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