Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Rossi: «Inaccettabile, tra l’altro si stabiliscono modifiche unilaterali»
«Non ci fermiamo qui: la nostra battaglia continua». Armando Rossi, già presidente del Consiglio dell’Ordine, attuale consigliere e candidato a un nuovo mandato come presidente a gennaio, rieletto nelle scorse settimane nell’ufficio di coordinamento dell’Ocf (Organismo congressuale forense), è tra i promotori delle iniziative contro i bandi capestro.
Avvocato, lei è impegnato, assieme a numerosi colleghi, per contrastare la tendenza in atto, soprattutto nella pubblica amministrazione, a svilire la professione forense, offrendo compensi del tutto inadeguati al lavoro svolto.
«Abbiamo ottenuto un risultato importante. e concreto per l’avvocatura: la sospensione del bando da parte del Tar rappresenta un segnale forte nella riconquista della nostra dignità professionale. È stata censurata, per la prima volta nei confronti degli avvocati, la mancata applicazione della legge sull’equo compenso».
Perché è critico verso l’iniziativa dell’Istituto Pascale?
«Il bando, oltre a stabilire il pagamento di 50 euro per tutte le udienze che si svolgono nel corso di una giornata, prevede anche che la liquidazione sia subordinata alla previa valutazione e accettazione dell’incarico da parte del dirigente. Infine stabilisce che l’amministrazione possa in ogni tempo modificarlo unilateralmente: tali condizioni sono inaccettabili e ledono i diritti della classe forense».
Gli enti pubblici sostengono che così le spese lievitano...
«La nostra non è solo una battaglia sindacale, ma anche una battaglia per garantire buone prestazioni professionali: un avvocato adeguatamente retribuito è anche un avvocato motivato. Invito tutti i colleghi ad aderire alla petizione avviata nei giorni scorsi per dare un segnale forte non solo all’Istituto Pascale, ma a tutte le amministrazioni che stanno seguendo una linea irregolare e ora sconfessata dalla storica sentenza del Tar di Napoli».