Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’intervista Carandini (Fai): il Vaticano ci ripensi e abbassi le pretese
Appello del professore. «Spero che il Papa ispiri i collaboratori»
Un accorato appello al
NAPOLI Vaticano affinché rinunci al pagamento del 50 per cento degli introiti della Catacombe di San Gennaro alla Sanità, gestite dalla cooperativa “La Paranza”, viene lanciato dal presidente nazionale del Fondo Ambiente Italiano (Fai) Andrea Carandini. L’archeologo, di nobili natali, recentemente rieletto al vertice della prestigiosa fondazione, rivela di aver subito un vero e proprio «shock» alla notizia della pretesa degli ecclesiastici, proprietari del monumento. «Perché - spiega - ho sempre riconosciuto un’opportunità eccezionale in iniziative spontanee, come è appunto quello dei ragazzi del quartiere Sanità, che hanno riportato sotto i riflettori un sito straordinario di cui lo Stato probabilmente ignorava addirittura l’esistenza, e dove i tassisti non arrivavano».
Perché ritiene l’attività de «La Paranza» particolarmente meritevole?
«Perché rappresenta l’attuazione piena del principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione, che garantisce l’iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale. Quello della Sanità è il gruppo leader in questo tipo di attività. Un’enorme impresa sociale di salvezza in un contesto sociale degradato, oppresso dalla camorra. E non dimentichiamo il ruolo di don Antonio Loffredo, un grande uomo d’impresa di anime».
L’impresa rischierà di fallire se sarà costretta a pagare quanto richiesto dal Vaticano attraverso il cardinale Ravasi.
«La pretesa del Vaticano rappresenta una bella taglia che stroncherebbe qualsiasi iniziativa. Una richiesta del genere non ha nulla a che fare con la missione della Chiesa».
Non pensa che la Chiesa, intesa come entità temporale, si regga su regole diverse da quelle sancite dalla Costituzione?
«Infatti. Per questo credo che anche il Vaticano dovrebbe recepire il principio di solidarietà presente all’interno della nostra Carta. Del resto, visto che proprio non si può definire il Vaticano una democrazia liberale, l’integrazione del suo ordinamento non dovrebbe costituire un ostacolo gravoso da superare: leggi e regole non sono inamovibili. Si possono prevedere casi speciali ed eccezioni. Quella della Sanità, come dicevo, è una situazione esemplare. Se il progetto fallisse, tanti giovani finirebbero in strada. Si tratterebbe di un regalo alla camorra».
Spera in un ripensamento? «È ovvio. Siamo di fronte a un’impresa sociale radicale in perfetta coerenza con lo spirito dell’insegnamento di papa Francesco. L’iniziativa de “La Paranza” ha molto in comune con l’attività del Fai. Anche noi, pur non facendo parte delle istituzioni, abbiamo una finalità di interesse pubblico. Chiedere il 50 per cento degli incassi alla cooperativa è come se al Fai avessero, agli esordi, imposto una taglia di pari entità. Lo avrebbero soffocato sul nascere. Eppure io, da laico, ho ammirato profondamente la Chiesa quando ha messo il bene a disposizione dei ragazzi, mentre lo Stato se ne fregava. Non capisco questo brusco cambiamento di rotta».
In ogni caso non si intravede la possibilità di un recesso dalla nuova posizione.
«Il Fai si appella al cardinale Ravasi perché ci ripensi. Si discuta, ma si lasci la possibilità di esperimenti particolari quando non riguardano vantaggi personali, ma puntano a interessi collettivi. Magari si potrebbe prevedere un compenso, ma molto più basso».
Che ricordo ha delle Catacombe?
«Quando ci sono stato, i giovani mi hanno fatto da guida. Io mi sono messo, come si dice, di buzzo buono, per testarne la preparazione. Devo riconoscere che erano preparatissimi, portatori di una cultura straordinaria che spesso non si riscontra nemmeno in ambito universitario».
Secondo lei il Papa è informato della situazione?
«Spero che venga correttamente informato e che ispiri i suoi collaboratori. La Chiesa non è solo dottrina ma anche amore. E non può rimanere indifferente di fronte a un’azione di altissima valenza sociale».
La sussidiarietà
L’iniziativa dei ragazzi attua il principio di iniziativa per pubblico interesse sancito nella nostra Costituzione