Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Insulti al giudice dopo la sentenza per la morte di Alessandra
Il papà della ragazza: «Ci muoveremo solo nell’ambito della legge»
Il giorno dopo la sentenza restano le lacrime di una mamma. Le parole disperate di un padre e poi decine e decine di messaggi di minaccia, offese irripetibili, ingiurie contro il giudice che ha condannato Salvatore a 4 anni e 8 mesi per la morte di Alessandra.
Il giorno dopo la sentenza restano le lacrime di una mamma che non riesce a darsi pace. Le parole disperate di un padre che ha il desiderio che la propria vita possa finire in un solo istante. E poi decine e decine di messaggi di minaccia, offese irripetibili, ingiurie contro il giudice Antonino Santoro, del tribunale di Napoli Nord, che ieri ha condannato Salvatore Varriale a 4 anni e 8 mesi per la morte di Alessandra Madonna, ritenendolo responsabile di omicidio stradale e non di omicidio volontario come aveva chiesto la Procura, ipotizzando di trovarsi davanti a un ennesimo femminicidio.
Subito dopo la sentenza la notizia è rimbalzata sui siti e da lì sulle pagine di Facebook. In tarda serata l’odio è cresciuto a dismisura tanto da essere incontenibile. Ci sono certamente molte parole di rispetto per il dolore immenso di una mamma che ha perso sua figlia in una situazione drammatica. La ragazza fu travolta il 7 settembre del 2017 dall’auto del fidanzato al culmine di un litigio. I magistrati ritenevano che lui l’avesse investita volontariamente tanto da chiedere 30 anni di carcere, ma per il magistrato non c’era la prova e forse Alessandra è stata trascinata perché la borsetta le si era impigliata nella portiera.
«Devi fare la stessa fine. Tua figlia deve morire e poi vediamo che sentenza emetti», “posta” una ragazza che nella foto del suo profilo è abbracciata a un bambino. Le fanno eco in molti e non risparmiano aggettivi. «Due bombe. Una al giudice e una al bastardo che l’ha uccisa». E ancora: «Bravo, continua così, poi ci saranno tante altre a essere uccise. Ma finché ci saranno questi giudici di m...». C’è qualcuna che prova a far ragionare la massa dei social: «Ma scusate, e se fosse stato davvero un incidente, che ne sappiamo?». E allora gli attacchi si spostano su di lei: «Stai zitta putt…». Ma c’è chi scende nei particolari e non si accontenta solo di offendere il magistrato e ci va giù pesante: «Mettiamo in prigione il giudice»; «Che vergogna, vale 4 anni la vita di una ragazza»; «Speriamo che uccidono uno dei tuoi figli e un altro giudice dia all’assassino solo 8 mesi, poi vediamo se piangi». Il giudice ha saputo delle minacce e di quanto il popolo del web sia insorto contro di lui. È stato già contattato dai suoi colleghi e dall’Associazione nazionale magistrati che questo pomeriggio si riunirà per discutere su quanto sta accadendo. «Porterò all’attenzio- ne della Giunta distrettuale tutto ciò. Le persone sono libere di scrivere e dire quel che pensano di una sentenza, per carità, ma le minacce di morte sono un’altra cosa», dice con decisione il presidente dell’Anm Giuseppe Cimmarotta. «Comprendiamo il dolore dei genitori e dei familiari della vittima, che portano sulle spalle un grosso lutto e questo va detto senza retorica. Così come bisogna dire che il magistrato non deve essere mai lasciato solo, sia se si occupa di crimine organizzato, sia di altri reati. Bisogna ricordare anche che lui ha emesso il dispositivo e la sentenza deve ancora scriverla. Farlo con uno stato d’animo del genere non è il massimo».
Anche uno dei due avvocati di Salvatore Varriale, Raffaele Chiummariello, sente di dover esprimere solidarietà al magistrato che «nello scomodo ruolo di dover stabilire oltre ogni ragionevole dubbio la verità processuale nel rispetto della piena libertà intellettuale». Le parole più sagge, tuttavia, le dice Vincenzo Madonna, papà di Alessandra: «Non perdo fiducia nella giustizia italiana. Dico a tutti coloro che in queste ore mi chiedono o di farmi giustizia da solo o di colpire l’uomo che ha tolto la vita a mia figlia che io mi muoverò solo nell’ambito della legge. Ricorreremo in secondo grado per ottenere giustizia. Per ora l’assassino di Alessandra non farà neanche un giorno di carcere mentre noi siamo disperati. Ancora oggi l’immagine di mia figlia viene utilizzata illegalmente per vendere prodotti on line».