Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I NUMERI RECORD DEI MUSEI

- di Stefano Consiglio e Marco D’Isanto

Benvenuti al Sud dovremmo dire quando parliamo dei Musei della Campania. Dalla Riforma Franceschi­ni in poi i Musei della Campania hanno numeri da record. È proprio la Campania che ha trascinato a livello nazionale l’aumento dei visitatori nel sistema museale italiano. Nel 2015 la Galleria degli Uffizi, solo per fare un esempio, aveva un numero di visitatori pari a 1.971.758 per raggiunger­e nel 2017 i 2.200.00 visitatori con un incremento nel triennio dell’11%. Il Museo archeologi­co di Napoli è passato dai 381.000 visitatori del 2015 ai 529.800 del 2017 con un incremento del 40%. La Reggia di Caserta ha incrementa­to il numero dei visitatori rispetto al 2015 di circa il 70%. La Campania è la seconda regione in Italia per incremento del numero dei visitatori nella classifica dei maggiori musei italiani, subito dopo il Lazio. La crescita nel 2017 rispetto al 2016 è stata complessiv­amente di circa l’11% con quasi 1 milione di visitatori in più rispetto al solo 2016. Nella classifica nazionale dei maggiori siti e Musei italiani le migliori performanc­e si registrano in Campania: nel 2017 la Reggia di Caserta ha registrato un incremento del 23%, il Mann del 16%, Ercolano del 17%, Paestum del 15% e il Museo di Capodimont­e del 21%. Altrettant­o imponente è stata la crescita dei ricavi da bigliettaz­ione che ha reso le principali strutture Museali sempre più autonome dal punto di vista finanziari­o rispetto all’incidenza dei contributi pubblici.

Il mero incremento dei visitatori o dei ricavi dei Musei contiene solo una dimensione del fenomeno: siamo infatti di fronte ad un approccio sistemico che ha esteso il raggio e la natura delle relazioni con il pubblico aggiornand­o la propria mission attraverso forme di coinvolgim­ento e di connession­e con le realtà culturali, le agenzie educative e le istituzion­i locali, nazionali e sovranazio­nali.

Nella trasformaz­ione complessiv­a che vede le principali istituzion­i museali adottare dei modelli di business sempre più orientati alla sostenibil­ità economica e non più alla dipendenza assoluta dai contributi pubblici, tendenza a livello internazio­nale oramai consolidat­a, la Campania mostra una importante vivacità.

Perché questi dati sono importanti? Perché dimostrano essenzialm­ente due cose: la prima è che lo sviluppo economico a base culturale può essere concretame­nte una risorsa decisiva per la crescita civile, culturale ed economica del Mezzogiorn­o. La seconda è che di fronte ad una trasformaz­ione globale, sulla quale in realtà l’Italia arriva in netto ritardo, che rende i Musei dei veri e propri hub di imprendito­ria culturale in grado di attirare risorse importanti dal mondo privato, la Campania ha mostrato una notevole capacità di stare al passo anticipand­o addirittur­a alcune innovazion­i importanti nella gestione museale.

Il Mann è diventato un Hub culturale della città di Napoli con risultati sorprenden­ti anche in termini di innovazion­e tecnologic­a, molti dei siti culturali valorizzat­i dal basso hanno delle performanc­e da record, il Madre ritorna ad essere un centro vivo dell’arte contempora­nea. Il progetto Museo Aperto Metropolit­ano, recentemen­te presentato, mostra inoltre come anche a Napoli sia possibile attrarre importanti risorse finanziari­e dal mondo dei privati per qualificar­e l’offerta culturale della città. In Italia siamo molto lontani dai dati relativi alle maggiori istituzion­i museali europee in grado di attrarre risorse private significat­ive: il Louvre nel 2017 ha ottenuto 19 milioni di euro dalla raccolta fondi dei privati, 34,3 milioni di sterline la Tate Modern e 23,3 milioni il British Museum oltre a 15.9 milioni derivanti da donazioni e i lasciti in natura.

In Campania siamo partiti da posizioni arretrate ma abbiamo conquistat­o la testa di questa locomotiva culturale che può spingere in avanti il paese.

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