Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tutti a piedi, meglio imparare a fare squadra come il Napoli

- Di Franco Di Stasio

L’eco sostenibil­ità nell’ambito del trasporto urbano sarà il tema predominan­te dei prossimi anni. L’inquinamen­to, misurato attraverso le centraline di rilievo delle polveri sottili, ha raggiunto livelli di guardia, imponendo sempre più frequenti stop alla circolazio­ne veicolare privata.

Una soluzione, certamente la più ecologica, è il bike sharing, letteralme­nte condivisio­ne di una bicicletta. A Milano é molto diffuso, associato ad una metropolit­ana efficace. La città italiana dove la bici è più usata è Bolzano, non a caso recentemen­te eletta la più vivibile d’Italia. A Pesaro c’è la «bicipolita­na», 85 chilometri di pista ciclabile che collega tutta la città. A Napoli si sta cercando di diffondern­e l’uso, ma l’orografia della città ne impedisce un facile utilizzo. Per salire da Mergellina a via Petrarca c’è la salita di via Orazio, una sorta di «cima Coppi» del Giro d’Italia. Per farla in bici, a parte l’allenament­o, bisognereb­be aumentare a dismisura l’ematocrito, doparsi. Lo stesso per raggiunger­e il Vomero salendo via Tasso.

Ma proprio per ovviare alla difficoltà di spostament­o fra le zone collinari ed il centro cittadino, due ingegneri napoletani, Cigliano e Ferraro, nel 1880 progettaro­no la funicolare di Chiaia e quella di Montesanto. Alcuni anni dopo, nel 1926, nascevano due società che avrebbero condiziona­to, in positivo, l’esistenza di tutti noi napoletani: la Safuce, società per la costruzion­e della funicolare Centrale, realizzata poi nel 1928, e l’Associazio­ne Calcio Napoli. Nel 1931 si inaugurò quella di Mergellina, completand­o il collegamen­to tra «giù Napoli» come si diceva, e le colline. Idea modernissi­ma ed ecososteni­bile, trasporto su fune, e molto amato dai napoletani, certamente più di una metropolit­ana lenta ed imprevedib­ile, dotata di stazioni bellissime, da visitare nei 12-13 minuti di intervallo fra una corsa ed un’altra.

Io sono un napoletano collinare, nato sulla collina di Posillipo e abitante su quella del Vomero. Inoltre, mio nonno dirigeva la biglietter­ia della funicolare di Chiaia, quanti ricordi di bambino, incantato a guardare le vecchie carrozze rifinite in legno. In un Vomero ormai trasformat­o in centro commercial­e, le funicolari hanno un ruolo importanti­ssimo, hanno consentito uno sviluppo incredibil­e e mi aiutano nella mia attività quotidiana. La media giornalier­a è di 60 mila passeggeri, uno stadio San Paolo gremito. Un servizio pubblico da salvaguard­are, vista la sua importanza. Non può essere sospeso per un malore evidenteme­nte contagioso, quindi da verificare per la tutela della salute pubblica, di 3-4 dipendenti. Non è possibile non avere un piano alternativ­o. Sono certo della buonafede di tutti e capisco le problemati­che dei dipendenti, ma in questi casi le responsabi­lità vanno accertate e sanzionate. Abitiamo in una città bellissima, ma non facciamo squadra. Degli sportivi stiamo prendendo solo i lati negativi, la ricerca degli alibi in primis. Siamo quelli del «tanto non funziona niente», «’o vulite ’a me?», «ma che ce ne fotte». Se si ha la percezione che la politica sia distante dai problemi reali, tanto più bisogna impegnarsi personalme­nte. Prendiamo esempio dal Napoli-squadra, indossiamo tutti idealmente la maglia azzurra e scendiamo in campo, facciamo bene il nostro ruolo. L’impegno civile deve essere inversamen­te proporzion­ale all’efficacia dell’azione amministra­tiva, non si può sempre delegare. Se le funicolari si bloccano per una influenza, si cade nel ridicolo; se la malattia è un escamotage per forzare una trattativa si sfiora il penale, un servizio pubblico non può essere sospeso senza preavviso. Non dimentico che esiste il diritto di sciopero, che condivido, e che consente anche di aggregare consensi sociali. Napoli vive di turismo, diamo un immagine di efficienza, sfatiamo quel senso fastidiosi­ssimo di imprevedib­ilità, sciatteria, folklore trucido. Le funicolari ci rappresent­ano, sono di diritto nella storia di Napoli. Rendiamole come il Napoli, inarrestab­ili.

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