Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tutti a piedi, meglio imparare a fare squadra come il Napoli
L’eco sostenibilità nell’ambito del trasporto urbano sarà il tema predominante dei prossimi anni. L’inquinamento, misurato attraverso le centraline di rilievo delle polveri sottili, ha raggiunto livelli di guardia, imponendo sempre più frequenti stop alla circolazione veicolare privata.
Una soluzione, certamente la più ecologica, è il bike sharing, letteralmente condivisione di una bicicletta. A Milano é molto diffuso, associato ad una metropolitana efficace. La città italiana dove la bici è più usata è Bolzano, non a caso recentemente eletta la più vivibile d’Italia. A Pesaro c’è la «bicipolitana», 85 chilometri di pista ciclabile che collega tutta la città. A Napoli si sta cercando di diffonderne l’uso, ma l’orografia della città ne impedisce un facile utilizzo. Per salire da Mergellina a via Petrarca c’è la salita di via Orazio, una sorta di «cima Coppi» del Giro d’Italia. Per farla in bici, a parte l’allenamento, bisognerebbe aumentare a dismisura l’ematocrito, doparsi. Lo stesso per raggiungere il Vomero salendo via Tasso.
Ma proprio per ovviare alla difficoltà di spostamento fra le zone collinari ed il centro cittadino, due ingegneri napoletani, Cigliano e Ferraro, nel 1880 progettarono la funicolare di Chiaia e quella di Montesanto. Alcuni anni dopo, nel 1926, nascevano due società che avrebbero condizionato, in positivo, l’esistenza di tutti noi napoletani: la Safuce, società per la costruzione della funicolare Centrale, realizzata poi nel 1928, e l’Associazione Calcio Napoli. Nel 1931 si inaugurò quella di Mergellina, completando il collegamento tra «giù Napoli» come si diceva, e le colline. Idea modernissima ed ecosostenibile, trasporto su fune, e molto amato dai napoletani, certamente più di una metropolitana lenta ed imprevedibile, dotata di stazioni bellissime, da visitare nei 12-13 minuti di intervallo fra una corsa ed un’altra.
Io sono un napoletano collinare, nato sulla collina di Posillipo e abitante su quella del Vomero. Inoltre, mio nonno dirigeva la biglietteria della funicolare di Chiaia, quanti ricordi di bambino, incantato a guardare le vecchie carrozze rifinite in legno. In un Vomero ormai trasformato in centro commerciale, le funicolari hanno un ruolo importantissimo, hanno consentito uno sviluppo incredibile e mi aiutano nella mia attività quotidiana. La media giornaliera è di 60 mila passeggeri, uno stadio San Paolo gremito. Un servizio pubblico da salvaguardare, vista la sua importanza. Non può essere sospeso per un malore evidentemente contagioso, quindi da verificare per la tutela della salute pubblica, di 3-4 dipendenti. Non è possibile non avere un piano alternativo. Sono certo della buonafede di tutti e capisco le problematiche dei dipendenti, ma in questi casi le responsabilità vanno accertate e sanzionate. Abitiamo in una città bellissima, ma non facciamo squadra. Degli sportivi stiamo prendendo solo i lati negativi, la ricerca degli alibi in primis. Siamo quelli del «tanto non funziona niente», «’o vulite ’a me?», «ma che ce ne fotte». Se si ha la percezione che la politica sia distante dai problemi reali, tanto più bisogna impegnarsi personalmente. Prendiamo esempio dal Napoli-squadra, indossiamo tutti idealmente la maglia azzurra e scendiamo in campo, facciamo bene il nostro ruolo. L’impegno civile deve essere inversamente proporzionale all’efficacia dell’azione amministrativa, non si può sempre delegare. Se le funicolari si bloccano per una influenza, si cade nel ridicolo; se la malattia è un escamotage per forzare una trattativa si sfiora il penale, un servizio pubblico non può essere sospeso senza preavviso. Non dimentico che esiste il diritto di sciopero, che condivido, e che consente anche di aggregare consensi sociali. Napoli vive di turismo, diamo un immagine di efficienza, sfatiamo quel senso fastidiosissimo di imprevedibilità, sciatteria, folklore trucido. Le funicolari ci rappresentano, sono di diritto nella storia di Napoli. Rendiamole come il Napoli, inarrestabili.