Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Il giubbotto in fiamme, è stato un gesto disperato Ora che ne sarà di noi?»

- W. M.

NAPOLI Mostra le mani da lavoratore Gaetano Federico, il giovane che ieri mattina ha cercato di darsi fuoco mentre gli uomini della polizia di Stato provavano a entrare a casa sua per eseguire l’ordine di sgombero, firmato dalla Procura generale di Napoli.

«Lavoro mattina, sera e spesso anche di notte — racconta il ventottenn­e — non capisco perché tutto questo accaniment­o nei nostri confronti». Gaetano ha la faccia ferita dalle fiamme che gli sono rimbalzate sul volto mentre agitava un giubbotto a cui aveva dato fuoco in segno di protesta. «E’ stato un gesto — spiega — dettato dalla disperazio­ne. Ora dove andremo a dormire, che ne sarà di noi?». A spegnere le fiamme che lo hanno investito è stato un poliziotto «ma hanno usato un estintore nostro, sono venuti anche senza un mezzo di soccorso, senza un’ambulanza. Ma si piò fare così?», chiede rammaricat­o. Lo sconforto fa spazio alla rabbia, il giovane non si capacita di quello che sta succedendo a lui e alla sua famiglia.

«Qua è tutto abusivo, tutto. Stanno trattando solo noi come grandi criminali, ma noi siamo lavoratori onesti». A chi gli contesta che la sua casa è abusiva risponde piccato che su quelle ville ci sono 3 pratiche di condono. «A febbraio avremmo dovuto avere il pare della Corte di Appello, ma ormai è troppo tardi — dice — avranno già abbattuto casa nostra». I medici del pronto soccorso che lo hanno mendicato lo hanno giudicato guaribile in 5 giorni. Tanto ci vorrà per sanare le bruciature, ma la rabbia e l’incredulit­à per quello che gli è successo resterà per sempre.

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In ospedale Gaetano Federico, il ragazzo ustionato dopo gli scontri

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