Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Muti: «Callas e Tebaldi? Le amo, scelgo tra Coppi e Bartali, non tra loro»

- Dario Ascoli

«Il mio ricordo di Tebaldi è intenso e risale agli anni in cui ero direttore alla Scala: spesso sedeva in sala durante le prove, sempre con discrezion­e». Così Riccardo Muti che, in una parentesi tra i suoi impegni sul podio del San Carlo, è intervenut­o alla Biblioteca Nazionale per la presentazi­one del libro di Francesco Canessa C’eravamo tanto odiate dedicato a Renata Tebaldi e Maria Callas, con letture di Leona Pelskova e di Riccardo Canessa. «Della Callas ho solo un ricordo telefonico: Maria rivelò un tono scherzoso insospetta­to anche se concluse la nostra conversazi­one con un rifiuto a Lady Macbeth, usando una frase di Traviata:

“È tardi”». Doppia la sua dichiarazi­one d’amore: «Callas e Tebaldi sono due mondi. Mi sono espresso su Coppi e Bartali, persino su De Gasperi e Togliatti, ma due divine come loro, artisticam­ente, vanno amate entrambe». Dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e i due blocchi della Guerra Fredda si profilava un altro bipolarism­o, una sfida a suon di cabalette che vedeva l’una contro l’altra, Callas e Tebaldi. Di questo e di molto altro narra la recente fatica letteraria di Canessa (La Conchiglia).

«Si fa un continuo parlare dell’importanza della Musica nell’Italia delle Arti — conclude l’autore — ma non si narra abbastanza il ruolo dell’opera lirica, con San Carlo e Scala, e del belcanto nel recupero dell’immagine nazionale dopo la guerra».

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Sala Rari Francesco Canessa (a sinistra) e Riccardo Muti

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