Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Secondigliano, da detenuti a giardinieri
Firmata l’intesa con il ministro Bonafede: fino a cento reclusi impegnati nei lavori sociali
NAPOLI Potrebbe succedere che il Comune di Napoli abbia bisogno di braccia e gambe forti per poter ripulire una piazza dopo un evento. O perché no, potrebbe aver bisogno di dare una veloce sistemata alle aiuole di un giardino bistrattato in periferia. O di intensificare lo spazzamento delle strade principali della città. E come, se il personale a disposizione di Palazzo san Giacomo è poco e non basta per l’ordinario?
Adesso c’è una nuova possibilità. Dal marzo prossimo fino a 100 detenuti reclusi a Secondigliano potranno diventare giardinieri e spazzini al servizio del Comune e quindi di tutti i cittadini napoletani. Ieri mattina è stato siglato un protocollo d’intesa tra l’assessore Raffaele Del Giudice, il sindaco Luigi de Magistris, e il ministero della Giustizia.
C’era il capo del dicastero, Alfonso Bonafede al penitenziario di Secondigliano e con il vertice del Dap, Francesco Basentiti, ha stilato un progetto per la promozione del lavoro di pubblica utilità.
E dove partire se non a Napoli? Il sovraffollamento delle carceri è un problema che attanaglia l’Italia ma maggiormente la Campania e i due penitenziari partenopei. E poi Napoli ha bisogno di lavoratori che svolgano funzioni socialmente utili, soprattutto a costo zero. Anche se il Comune per ognuno di loro dovrà pagare un’assicurazione contro gli infortuni, la spesa sarà minima rispetto a quanto potrebbe ricevere in termini di utilità.
Giornata di sorrisi e strette di mano quella nel penitenziario intitolato a Pasquale Mandato, maresciallo della polizia penitenziaria ammazzato nel 1983 dalla camorra. Nella palestra del carcere c’erano i vertici dell’istituto, quelli dell’amministrazione penitenziaria, del Comune, e del Tribunale di Sorveglianza: mancavano i detenuti anche se di loro si parlava.
«L’unica carta di reinserimento vero nella società è il lavoro, che permette la lotta alla recidiva», ha detto il ministro Bonafede. «Il lavoro avvicina anche la società interna al carcere alla società esterna - aggiunge - noi abbiamo bisogno di rieducare non solo detenuti ma anche società, rispetto a quello che accade nel carcere».
Per il Guardasigilli, la società esterna è «completamente all’oscuro delle dinamiche del carcere». «In questo momento la distanza è ancora siderale sottolinea il ministro - ai cittadini non interessa nulla di quello che accade nel carcere». «La prima visita in carcere è stata a Secondigliano, ne farò anche altre. Una di queste sarà a Poggioreale che è una delle più difficili», dice Alfonso Bonafede.
«Abbiamo trovato una situazione tragica, per quanto riguarda il sovraffollamento, ci sono persone che preferiscono la morte alla permanenza in carcere. Sto sbloccando fondi, in tal senso, per avviare manutenzione ordinaria e straordinaria, ma anche per piccoli progetti. È per investire nella qualità della rieducazione».
Per Bonafede l’edilizia penitenziaria comprende anche nuove strutture, ma l’esigenza adesso è «liberare aree che sono chiuse, con la manutenzione». Allo studio anche «piccoli progetti», come la dotazione di computer e collegamento Skype per mantenere un contatto tra detenuti e familiari che sono all’esterno.
Oltre al progetto per aspiranti giardinieri e spazzini, è stato firmato un altro accordo, questa volta con il ministero delle Infrastrutture e quello della Giustizia. Sarà creato all’interno del carcere un centro per il collaudo e le revisioni di mezzi pesanti delle amministrazioni pubbliche. «L’obiettivo - spiega de Magistris - resta quello di ampliare sempre più il numero di soggetti destinatari del progetto».
Più complesso e ambizioso il secondo accordo, che vede il supporto anche del ministero dei Trasporti. Nel penitenziario sarà attivato un centro autorizzato per le revisioni nel quale i detenuti saranno prima adeguatamente formati sotto il profilo professionale dalla Regione. Avviano un rapporto di lavoro concreto, che una volta fuori potrà trasformarsi in un’opportunità di impiego. L’obiettivo dichiarato del ministero della Giustizia è la riduzione del rischio di recidiva.
«La certezza della pena - ricorda il ministro - resta la cornice dentro cui si fanno i progetti. Chi ha sbagliato deve pagare ma spetta allo Stato investire tutto in una rieducazione che sia vera ed efficace». Potranno infatti partecipare ai progetti di inserimento soltanto coloro che hanno un residuo di pena di tre anni e hanno già scontato tre quarti della condanna.
Caso Poggioreale Il guardasigilli conferma che l’altro penitenziario è in condizioni allarmanti e che sta sbloccando fondi per interventi urgenti