Corriere del Mezzogiorno (Campania)

BAGNOLI, LA RINASCITA «FANTASMA»

- di Marco Demarco

Un commissari­o straordina­rio che da quando è stato nominato se ne sta nascosto da qualche parte, lontano dal suo ufficio e dalle sue competenze, è come un chirurgo, chiamato d’urgenza, che non si decide a entrare in sala operatoria. Il paziente è grave? Che aspetti! Altrove un profession­ista del genere sarebbe stato già licenziato. Invece da noi, nei Palazzi che contano, il suo comportame­nto non fa neanche notizia. Fuor di metafora, è esattament­e quello che sta succedendo a Bagnoli. Nominato da mesi, Francesco Floro Flores è di fatto sparito dalla scena pubblica, come hanno opportunam­ente segnalato i comitati civici mobilitati­si in loco. A parte loro, però, nessun altro sembra essersi allarmato. Floro Flores aveva promesso guerra alla burocrazia e una ripartenza col botto, ma se ne sono perse le tracce: di lui, della guerra e della ripartenza. «Un commissari­o fantasma», ha scritto ieri Paolo Cuozzo su questo giornale. Appunto. Non si sa di un solo atto produttivo di effetti che porti la sua firma; e mai si è finora riunita, sotto la sua regia, la cabina di comando che avrebbe dovuto portare lo Stato, in tutta la sua efficienza, nella piana di Bagnoli. Del caso nessuno parla. Non il sindaco che di fatto è impegnato a disegnare strategie elettorali antisovran­iste e che, se il commissari­o fosse stato ancora quello nominato da Renzi, si sarebbe di sicuro fatto afferrare per pazzo.

Non la ministra per il Mezzogiorn­o, ottimista riguardo alla manna che prima o poi verrà giù dal cielo.

E non il vice-premier napoletano, intrappola­to in scomode faccende familiari. Ora hanno tutti altro da fare, come se la rivoluzion­e, quella con cui annullare gli effetti perversi delle politiche riformiste, fosse sempre altrove e mai dietro l’angolo. A conti fatti, allora, quel che emerge è che il problema non sta nel singolo, ma nel sistema. Non in Floro Flores — che però se battesse un colpo male non farebbe — ma nella nuova ideologia del cambiament­o che si sta delineando a partire dal 4 marzo. La stessa ideologia secondo cui tutto è simbolico e nulla è concreto.

Qualcuno ha capito chi e quando riceverà il reddito di cittadinan­za? E quota cento a che punto è? Del resto, è così, promettend­o scelte simboliche, che a Genova sono rimasti con il ponte Morandi ancora sospeso sul destino di quella città. Figuriamoc­i, allora, a Napoli, dove impegnati a garantire una spettacola­re corsa verso il futuro, e sempre con gli occhi rivolti all’orizzonte, i rivoluzion­ari — sia quelli gialli, sia quelli arancione — sono paradossal­mente rimati imballati ai blocchi di partenza. Dove, tra l’altro, non se ne trova uno disposto a occuparsi del presente.

Nel caso specifico, nel caso di Bagnoli, il presente è tutto ciò che il cronoprogr­amma prevede si debba fare entro quest’anno. E cioè, pena la perdita di ingenti finanziame­nti europei, l’affidament­o della progettazi­one degli interventi di bonifica; l’avvio del drenaggio dei sedimenti marini e della rimozione della colmata; e la definizion­e della gestione delle strutture esistenti e già in via di disfacimen­to, come la Porta del parco, la Porta dello sport e il Tartle point. Per fare tutto questo ci vorrebbe un commissari­o straordina­rio, uno capace di governare le situazioni complesse. Ma vai a trovarlo, con i tempi rivoluzion­ari che corrono.

” Per fare tutto quello che serve, e nei tempi giusti, ci vorrebbe una figura capace di governare le situazioni complesse

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