Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Da ex socio di Cutolo a colletto bianco In carcere l’uomo del jet set stabiese

Adolfo Greco è accusato di estorsione. Custodiva in casa due milioni in contanti

- Titti Beneduce T. B.

parte, PolGre 200 srl, ne ha acquistato i suoli e ha stipulato una permuta con il costruttor­e, Passarelli Spa, in base alla quale otterrà alcuni degli appartamen­ti di lusso che saranno realizzati. Su quanto sta accadendo nell’area ex Cirio è in corso un’indagine a parte. Per adesso al facoltoso imprendito­re, amico di profession­isti e alti ufficiali, il pm Giuseppe Cimmarotta contesta le due estorsioni. Una riguarda l’assunzione di un nipote del boss Paolo Carolei, esponente di primo piano del clan D’Alessandro, da parte dell’imprendito­re Giovanni non si sarebbe abbassata. Teresa è andata fin lì perché è scontenta del suo comportame­nto; i soldi non arrivano più con la stessa puntualità di prima: «Non lo so, noto una certa noncuranza». Anche i suoi figli, i boss che a Scanzano hanno preso il posto di Michele D’Alessandro e dei suoi fratelli, sono di cattivo umore: «E perché io sono la mamma, ed a un certo punto la madre si prende collera. Irollo, titolare di una catena di supermerca­ti e cognato dello stesso Greco per averne sposato una sorella morta di recente. L’impegno con Carolei è di assumere il giovane all’apertura di un supermerca­to: ma il giorno dopo l’inaugurazi­one l’aspirante salumiere non è stato ancora convocato. Greco non esita a strapazzar­e il cognato e a metterlo in guardia: questa gente va accontenta­ta perché è capace di tutto. Trascorso qualche tempo, Irollo si mette in riga e assume il giovane. Un altro favore che Greco fa ai Carolei è l’intervento chirurgico I figli si sono fatti grandi, avete capito?». Adolfo Greco ha capito benissimo e si affretta a rassicurar­la: «Non è così, allora... Pasqualino, quando lui non ci è stato più (Pasquale, uno dei figli di Michele, dopo la morte di quest’ultimo, ndr) è sempre venuto da me, fin quando è stato fuori. Ed il suocero! Spero lo mandava a Pasqualino... E io ho sempre avuto un pensiero. Voi forse... Adesso in incognito nell’ospedale «San Leonardo»: un intervento su Antonietta Cacace, moglie di Michele e cognata di Paolo Carolei. Un chirurgo amico dell’imprendito­re accetta di ricoverarl­a e operarla senza registrarl­a: «Cacace era stata sottoposta ad operazione chirurgica in assenza di qualsivogl­ia formale atto di accesso alla struttura sanitaria, in disprezzo dei protocolli imposti per la somministr­azioni di tali prestazion­i sanitarie».

L’altra estorsione contestata all’imprendito­re è forse ancora più odiosa. Adolfo Greco fu contattato dal titolare di una fabbrica di burro di Agerola al quale erano stati rubati due camion carichi di merce. L’uomo gli si era rivolto poiché perfettame­nte consapevol­e dei suoi stretti contatti con la criminalit­à organizzat­a locale e sperava in un suo intervento mi fa piacere che siete venuta».

Se questa intercetta­zione ambientale conferma come Greco fosse vittima di estorsione da parte dei D’Alessandro, molte altre chiariscon­o invece come lui stesso spingesse altri imprendito­ri a pagare la tangente ai clan. È il caso del titolare di una fabbrica di burro di Agerola, al quale vengono rubati due camion carichi di merce. Li recupera, ma chiede ad Adolfo Greco come fare per non avere più problemi del genere in futuro. Lui lo «butta nelle mani» di Raffaele Afeltra, boss di Pimonte e Agerola da poco scarcerato dopo avere scontato vent’anni in carcere. E Afeltra, disdegnand­o i 5.000 euro che l’imprendito­re gli offre, gliene chiede addirittur­a 50.000. Greco non approva: la vittima dell’estorsione va pressata «piano piano»: «Non si fa! Non si chiedono a uno 50.000 euro, si chiedono a cinque persone, a sei persone, si fanno cose diverse... Tu non puoi trovare mai a uno che... Non è questo, per non avere altri problemi in futuro: gli automezzi li aveva recuperati grazie all’antifurto satellitar­e e alla merce, che pure gli avevano offerto con la tecnica del cavallo di ritorno, aveva ormai rinunciato perché aveva già sporto denuncia e dunque correva rischi. Greco lo mise

Bisogna fare le cose perbene, i tempi sono cambiati e la giustizia diventa sempre più cattiva fanno gli abusi peggio della malavita

Stammi a sentire, quello è venuto, gli ho detto: ma vedi là, vedi di appararti, vedi di farci un regalo, vedi quello che devi fare

L’ex area Cirio

Per gli inquirenti l’ombra della camorra sulla speculazio­ne di tutta la zona

in contatto con il boss Raffaele Afeltra, al quale il proprietar­io della fabbrica, in cambio della tranquilli­tà, offrì 5.000 euro. Per tutta risposta Afeltra ne pretese 50.000. hai capito o no?». Ne parla direttamen­te al boss: «L’importante Raffaele, scusate, no perché voi… per l’amor di Dio, non è che vi manca… però voi siete mancato molti anni... in carcere c’è una grande cultura e una grande conoscenza, per l’amor di Dio, nel modo più assoluto, però la vita è cambiata; cambiano i tempi e… ogni uomo va gestito in un determinat­o modo».

In ogni caso, anche se ritiene eccessiva la somma richiesta al titolare della fabbrica di burro, Adolfo Greco sta dalla parte degli Afeltra: «Mi sono solo messo per dare una mano a Raffaele, no a Peppe (così si chiama l’imprendito­re, ndr)». E spiega la strategia che attuerà per convincerl­o a pagare una somma che ritiene equa: «Stammi a sentire, quello è venuto, gli ho detto: ma vedi là, vedi di appararti, vedi di farci un regalo, vedi quello che devi fare. Lo preparo e gli dico: vedi di dargli 15, 20.000 euro».

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