Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La pizza? Un patrimonio intangibil­e, un prodotto socialment­e aggregante

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Elenchiamo gli ingredient­i e descriviam­o minuziosam­ente la preparazio­ne e la cottura. Avremo certamente gli elementi di base di uno straordina­rio prodotto culinario, ma non avremo ancora compreso la vera natura della pizza, anzi di quella «Arte del pizzaiuolo napoletano» iscritta dal dicembre dell’anno scorso nella Lista del Patrimonio culturale immaterial­e dell’Umanità – Unesco. Per celebrare il primo anniversar­io del riconoscim­ento è cominciata ieri al Museo Madre una tre giorni di eventi promossa dalla Regione Campania in collaboraz­ione con il Dipartimen­to di Agraria dell’Università Federico II. Si festeggia una storia di successo, dunque, che però genera ancora qualche equivoco, soprattutt­o se ci concentria­mo sul sapore. La pizza è buona e lo sappiamo tutti. Eppure i consiglier­i Unesco che l’hanno inserita nella famosa Lista, non hanno accennato al gusto. «Il know-how legato alla produzione della pizza – è scritto nel documento redatto in Corea del Sud – comprende gesti, canzoni, espression­i visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza che sono un indiscutib­ile patrimonio culturale». Ecco che emerge il «patrimonio immaterial­e» che è intorno a noi. «L’arte della pizza è un linguaggio della contempora­neità», ha spiegato Laura Valente, presidente della Fondazione Donnaregin­a. «La pizza è patrimonio intangibil­e, come la canzone partenopea, un prodotto socialment­e aggregante che trasforma il processo produttivo in un palcosceni­co ideale della città».

Sembra quasi che il tondo impasto rappresent­i oggi un’intera metropoli. Problemi compresi, come il lavoro. Per meritare infatti il

L’inziativa Una tre giorni di eventi promossa dalla Regione Campania con la Federico II

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