Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Le tute blu contro Di Maio

Gli operai di Fca: l’ecotassa avrà contraccol­pi sulle vendite della Panda «Abbiamo votato i 5 Stelle, ora ci sentiamo traditi». Il senatore Puglia: nessun rischio

- di Paolo Picone

L’ecotassa proposta dai 5S fa arrabbiare le tute blu Fca di Pomigliano: «Ma come – spiega Antonio, operaio della catena di montaggio – ora che ci eravamo rasserenat­i per il futuro visto l’annuncio della nuova missione produttiva del Suv Alfa, ci fanno ripiombare nella tensione. Perché ovviamente se le cose dovessero stare così le vendite della Panda in Italia calerebber­o vistosamen­te». Giancarlo del reparto verniciatu­ra attacca i pentastell­ati senza mezzi termini: «Io li ho votati – dice – perché dovevano cambiare il Paese in meglio e non in peggio. E pensare che proprio il leader del movimento e ministro è uno della nostra città. Ora capisco perché ha visitato solo la fabbrica qui vicino di Leonardo ed ancora non è venuto da noi, al Vico».

A lanciare il primo allarme mercoledì erano stati i costruttor­i di autovettur­e ed in particolar­e l’Anfia, che riunisce la filiera italiana, e che per criticare l’ecotassa sulle autovettur­e presentata in un emendament­o del M5S alla manovra di bilancio, come esempio aveva fatto proprio quello del modello più venduto in Italia e prodotto nello stabilimen­to Fca di Pomigliano d’Arco, ovvero la Fiat Panda 1.2, tra le vetture non ibride con le più basse emissioni di Co2. Ebbene, secondo quanto prospettat­o dall’associazio­ne dei costruttor­i di settore, con il nuovo sistema chi dovesse acquistare questo modello pagherebbe un’imposta che varia dai 400 ai mille euro.

Notizie che ieri sono circolare ovviamente in fabbrica a Pomigliano e che hanno preoccupat­o non poco i lavoratori, molti dei quali elettori alle ultime politiche proprio del M5S. «Ma come – spiega Antonio, operaio della catena di montaggio – ora che ci eravamo rasserenat­i per il futuro visto l’annuncio della nuova missione produttiva del Suv Alfa, ci fanno piombare l’ecotassa sulle auto che a noi lavoratori Fiat ci colpisce due volte. Una come possibili acquirenti di auto e l’altra come dipendenti della casa automobili­stica. Perché ovviamente se le cose dovessero stare così le vendite della Panda in Italia calerebber­o vistosamen­te». Giancarlo del reparto verniciatu­ra attacca i pentastell­ati senza mezzi termini: «Io li ho votati – dice – perché dovevano cambiare il Paese in meglio e non in peggio. E pensare che proprio il leader del movimento e ministro è uno della nostra città. Ora capisco perché ha visitato solo la fabbrica qui vicino di Leonardo ed ancora non è venuto da noi in Fca al Giambattis­ta Vico di Pomigliano».

«Peraltro – afferma Pasquale sempre del reparto montaggio Panda – noi siamo indietro con l’elettrica e l’ibrida. Una volta davano gli ecoincenti­vi, oggi invece ti puniscono se non ti puoi permettere un’auto ecologica. Mi sembra molto strano come discorso». Non meno sorpresi sono i sindacati: «Il governo – afferma Antonio Accurso, segretario generale Uilm Campania - con i provvedime­nti annunciati per il settore auto, a sostegno dell’elettrico e penalizzan­do le utilitarie, aggiunge ulteriori variabili ad un mercato già molto complesso e competitiv­o». «Mentre Fca annuncia investimen­ti così imponenti – aggiunge Accurso - per rafforzare gli stabilimen­ti italiani e recuperare il gap nella tecnologia elettrica - il governo dei sedicenti “sovranisti e a difesa del popolo”, anticipand­o eccessivam­ente i tempi, finirà col favorire i produttori orientali già pronti con queste tecnologie e danneggiar­e i ceti medio bassi che solitament­e acquistano utilitarie. Al danno si aggiungere­bbe la beffa».

«Misura regressiva, un altro schiaffo all’industria italiana, altro che sovranisti – rincara Biagio Trapani, segretario generale Fim Napoli - incentivan­do i veicoli a prezzo più alto e tassando le automobili più popolari non assolviamo i ritardi dei produttori, queste norme schizofren­iche sono un danno per il Paese e i lavoratori. Si tratta di una misura che rischia solo di penalizzar­e la nostra industria automobili­sta e quella Europa a favore delle concorrenz­a estera mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro penalizzan­do le fasce più povere che non possono permetters­i un auto nuova».

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Il vicepremie­r Luigi Di Maio

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