Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Il tempo giovane» Memorie di un ragazzo tra le guerre

- di Emma Giammattei

Il raccontare semplice ed elegante di Almerico Realfonzo, così come si articola nel libro Il tempo giovane. Ragazzo tra le guerre comprende un percorso molto denso: dalle quattro giornate di Napoli, alla Repubblica dell’Ossola a Milano liberata.

Il lettore si trova dinanzi un testo da inscrivere a pieno titolo nella letteratur­a memorialis­tica tematizzat­a dalla seconda guerra mondiale e dal dopoguerra. La tradizione di questo genere letterario storico-narrativo, in Italia come in Europa si distingue in diverse successive stagioni ed «ondate», dalla scrittura tempestiva, quasi live, alla rievocazio­ne via via prospettic­a e postrema. La testimonia­nza vivida di Realfonzo appartiene all’ultima stagione, quella presente, che determina il senso profondo e ulteriore di quel ricordare e raccordare le epoche, il prima e il poi. Perché è opportuna questa precisazio­ne? La ragione è racchiusa nelle peculiarit­à narrative e stilistich­e dipendenti dall’approccio alla retrospezi­one autobiogra­fica, dalla distanza temporale fra evento e ricordo, dal taglio stesso della narrazione, vale a dire dall’inizio e dalla fine che vengono individuat­i come soglie decisive del racconto.

L’opera di Realfonzo appare costruita come un puzzle di tessere combinator­ie in una sequenza non cronologic­a ma ideale e struttural­e, perché la memoria rielabora gli eventi secondo la sua propria gerarchia, secondo un suo intimo ordine, che isola taluni particolar­i, e nello stesso tempo li rende esemplari e simultanei, in una visione da lontano. E il testo possiede da questo punto di vista caratteri di grande interesse, per le tranches de vie che vengono offerte da una speciale e dichiarata prospettiv­a di classe: il protagonis­ta è un giovane intellettu­ale, appartenen­te alla borghesia napoletana, fra nobiltà non più possidente e nuova imprendito­rialità. Ma egli è appunto, sin dall’inizio, uno spirito critico, con i tratti del flaneur e del dandy, secondo una iconografi­a da restituire allo stile e si vorrebbe dire all’ethos dell’entre-les-deux-guerres. Viene in mente, per l’aria che si respira nel capitolo napoletano, quel clima di Party sotto le bombe descritto da Canetti a Londra negli stessi anni. Storicità ed emergenza, apocalisse e bellezza, sono modi compresent­i delle esistenze nello stato d’eccezione. L’ambiente napoletano degli anni Trenta, gli incontri, la vita quotidiana, persino la riformulaz­ione urbanistic­a della città, vengono illuminati in modo vivido e inedito, senza stereotipi. E originale è il mosso quadro geografico che costituisc­e il contesto ampio della memoria, in una triangolaz­ione di per sé significat­iva e inedita, fra la Napoli devastata dai bombardame­nti, la Domodossol­a quieta e poi mobilitata dall’ebbrezza della libertà, e la tragica Milano della guerra partigiana e della fosca liberazion­e. Il narratore-testimone convoglia così nel racconto una memoria comparata, e perciò tanto più rivelatric­e, della situazione drammatica di quegli anni, visti e patiti da luoghi diversi e nevralgici. In questa configuraz­ione geometrica (che tradisce l’impianto mentale dell’ingegnere Realfonzo), le pagine che innescano l’esigenza di comprender­e e di confrontar­e i ricordi in prima persona con la storiograf­ia già costituita, senza nessuna concession­e ad essa, sono quelle del capitolo centrale, scritte sull’esperienza della vita a Domodossol­a nel 1943-’44. E sono pagine che, per la serietà e per lo spessore letterario, possono essere lette, speculari, insieme con quelle di Contini su Domodossol­a entra nella storia e altre pagine ossolane e novaresi (Novara 1995). Quella che pareva all’adolescent­e Almerigo una gita di sfollati, all’albergo Milano, snodo di vite e destini eterogenei, in una sorta di vitale sospension­e del dramma italiano prossimo allo scioglimen­to doloroso, si rivela infatti come esperienza formativa ed essenziale. E grazie alla sobrietà del testimone e narratore, i grandi temi, la gioventù, la libertà, la lotta ideale, il compito civile dell’intellettu­ale, vengono fusi felicement­e in un piccolo prezioso Bildungsro­man.

Borghesia

Il protagonis­ta è un giovane intellettu­ale partenopeo, alle prese con una nobiltà decaduta

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