Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un italiano su tre consuma una pizza alla settimana e uno su quattro preferisce la classica Margherita
Nonostante la grande popolarità della pizza nel mondo, fino ad ora, non si conoscevano le reali abitudini degli italiani riferiti ai consumi del piatto emblema della Dieta Mediterranea. Oggi sappiamo che il 6% del campione nazionale la consuma più volte durante la settimana, il 32% almeno una volta a settimana: dati impressionanti se sviluppati sull’intera popolazione italiana. Il 33% degli intervistati, però, non mangia pizza perché intollerante mentre al 29% non piace. Il 43% consuma questo piatto semplicemente perché è buona, il 24% lo preferisce perché appagante e migliora l’umore ma solo il 6% lo sceglie perché lo ritiene un piatto completo. Un dato sorprendente, considerato il trend della cucina innovativa, è che l’88% degli italiani preferisce la pizza tradizionale alla «gourmet» amata solo dall’11% dei consumatori. Le tipologie preferite restano la Margherita, amata dal 25% degli intervistati e, a sorpresa, la 4 stagioni (12%) e la prosciutto e funghi (10%), ormai uscite dai menu delle pizzerie modaiole. Altri dati indicativi riguardano la preferenza circa la tipologia: il 68% la preferisce bassa mentre, per le farine c’è più apertura infatti, il 64% è incuriosito da quelle integrali.
Sono questi i dati della prima indagine nazionale demoscopica su «L’Arte del pizzaiuolo napoletano», commissionata dalla Regione Campania alla società Noto Sondaggi e presentata ieri durante il convegno «Da cibo povero a patrimonio Immateriale dell’Umanità» tenutosi, presso la Sala Cinese della Reggia di Portici organizzato, in occasione del primo anniversario dal riconoscimento Unesco de «L’arte del pizzaiuolo napoletano», dalla Regione Campania, dal dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, dalla Fondazione UniVerde e dalle associazioni di categoria con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. «Questo prestigioso riconoscimento deve condurre l’arte della pizza in un contesto scientifico”, spiega Matteo Lorito, direttore di Agraria - e fondamentali sono lo studio delle tecniche e delle materie prime per promuovere standard sempre più elevati». Il confronto accademico ha visto la partecipazione del professor Paolo Masi della Federico II, del sociologo Marino Niola e di Elisabetta Moro del Suor Orsola Benincasa, introdotti da Gimmo Cuomo. A concludere i lavori, Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde e promotore della campagna e della petizione #pizzaUnesco.
Ieri «Da cibo povero a patrimonio Immateriale dell’Umanità» è il titolo dell’incontro svoltosi nella Sala Cinese della Reggia di Portici