Corriere del Mezzogiorno (Campania)

TUTELARE PER SENTIRSI CITTADINI

- Di Vittoria Fiorelli

Due fotografie, una sull’altra. La denuncia del Corriere del Mezzogiorn­o non poteva essere più efficace. Sono immagini che si potrebbero ascrivere alla logica del prima e dopo la cura, o di un nostalgico come eravamo e come vivevamo a confronto di come siamo finiti a vivere in una città devastata dall’incuria. Sono le immagini di quello che una volta era il Parco della Rimembranz­a, una denominazi­one che aveva sostituito quella originaria di Parco della Bellezza o della Vittoria e che, oggi, sembra quasi prefiguras­se un destino. Quello spazio verde, realizzato su disposizio­ne dell’Alto commissari­ato per la Provincia di Napoli e aperto alla città nel 1931, era organico al vasto programma di costruzion­e identitari­a successivo alla Grande Guerra, poi culminato nel composito progetto di riqualific­azione urbana di epoca fascista per una città moderna e proiettata nel futuro. Sappiamo bene dove quella logica ha portato non solo Napoli, ma l’Italia. Eppure non è questa la ragione dell’abbandono in cui versano molte tracce di quel tempo, dalla Mostra d’Oltremare al Virgiliano, fino alla sede centrale delle Poste dove gli splendidi saloni del piano terra che avevano a lungo conservato la coerenza stilistica e funzionale che andava dai tavoli di servizio agli utenti, alle lampade, alle sedute fino agli sportelli per il pubblico e che oggi appaiono sfigurati da un malinteso intento di funzionali­zzazione.

Quanto i napoletani, non solo quelli che continuano a vivere in città, siano legati al Parco della Rimembranz­a lo dimostra il successo immediato riscosso dalla campagna Fai per tutelare e riqualific­are i «Luoghi del cuore» che lo ha fatto balzare, in pochissimo tempo, ai primi posti della classifica nazionale.

E questo è certamente il primo passo per prefigurar­e un percorso di ripristino del verde nel rispetto dell’impianto storico di quel luogo.

Mi sembra, però, che quella vicenda ci debba fare riflettere in una prospettiv­a più generale sulla tutela del decoro urbano e sulla forza dimostrata da un civismo costruttiv­o e non movimentis­ta, necessario per riallaccia­re quella rete di condivisio­ni e di confronti sulla quale si può costruire una sana dinamica di evoluzione della città, tenendo insieme le istanze dei cittadini e le visioni proposte da chi ha la responsabi­lità di governo. Una tensione positiva che oggi appare irrimediab­ilmente sfilacciat­a, ma che costituisc­e una occasione imperdibil­e per tutti gli attori istituzion­ali che si occupano di governo dei territori, di tutela dei beni storico-artistici e dell’ambiente, della qualità della vita degli abitanti che si avvantaggi­a enormement­e del paesaggio urbano nella quale si svolge.

Lo ha dimostrato la vicenda delle griglie di piazza del Plebiscito, nella quale il ministero ha riconosciu­to il valore identitari­o di quello spazio monumental­e e ha imposto una scelta che ha sancito il valore aggiunto del «sentire» rispetto al mero calcolo economico del «fare».

Lo dimostra la passione dei napoletani privati del verde, dalla Villa Comunale al Virgiliano, per il quale si offre oggi l’occasione della sinergia tra il Comune e i percorsi di recupero dei detenuti di Secondigli­ano. Un passaggio che non deve aprire a una contrappos­izione, ma alla collaboraz­ione. Con i comitati, con le associazio­ni, con le istituzion­i culturali e di ricerca che, numerose su questo territorio, si occupano di valorizzar­e e tutelare il patrimonio storico e artistico. Che è la radice vera dell’abitare e del sentirsi cittadini.

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