Corriere del Mezzogiorno (Campania)
TUTELARE PER SENTIRSI CITTADINI
Due fotografie, una sull’altra. La denuncia del Corriere del Mezzogiorno non poteva essere più efficace. Sono immagini che si potrebbero ascrivere alla logica del prima e dopo la cura, o di un nostalgico come eravamo e come vivevamo a confronto di come siamo finiti a vivere in una città devastata dall’incuria. Sono le immagini di quello che una volta era il Parco della Rimembranza, una denominazione che aveva sostituito quella originaria di Parco della Bellezza o della Vittoria e che, oggi, sembra quasi prefigurasse un destino. Quello spazio verde, realizzato su disposizione dell’Alto commissariato per la Provincia di Napoli e aperto alla città nel 1931, era organico al vasto programma di costruzione identitaria successivo alla Grande Guerra, poi culminato nel composito progetto di riqualificazione urbana di epoca fascista per una città moderna e proiettata nel futuro. Sappiamo bene dove quella logica ha portato non solo Napoli, ma l’Italia. Eppure non è questa la ragione dell’abbandono in cui versano molte tracce di quel tempo, dalla Mostra d’Oltremare al Virgiliano, fino alla sede centrale delle Poste dove gli splendidi saloni del piano terra che avevano a lungo conservato la coerenza stilistica e funzionale che andava dai tavoli di servizio agli utenti, alle lampade, alle sedute fino agli sportelli per il pubblico e che oggi appaiono sfigurati da un malinteso intento di funzionalizzazione.
Quanto i napoletani, non solo quelli che continuano a vivere in città, siano legati al Parco della Rimembranza lo dimostra il successo immediato riscosso dalla campagna Fai per tutelare e riqualificare i «Luoghi del cuore» che lo ha fatto balzare, in pochissimo tempo, ai primi posti della classifica nazionale.
E questo è certamente il primo passo per prefigurare un percorso di ripristino del verde nel rispetto dell’impianto storico di quel luogo.
Mi sembra, però, che quella vicenda ci debba fare riflettere in una prospettiva più generale sulla tutela del decoro urbano e sulla forza dimostrata da un civismo costruttivo e non movimentista, necessario per riallacciare quella rete di condivisioni e di confronti sulla quale si può costruire una sana dinamica di evoluzione della città, tenendo insieme le istanze dei cittadini e le visioni proposte da chi ha la responsabilità di governo. Una tensione positiva che oggi appare irrimediabilmente sfilacciata, ma che costituisce una occasione imperdibile per tutti gli attori istituzionali che si occupano di governo dei territori, di tutela dei beni storico-artistici e dell’ambiente, della qualità della vita degli abitanti che si avvantaggia enormemente del paesaggio urbano nella quale si svolge.
Lo ha dimostrato la vicenda delle griglie di piazza del Plebiscito, nella quale il ministero ha riconosciuto il valore identitario di quello spazio monumentale e ha imposto una scelta che ha sancito il valore aggiunto del «sentire» rispetto al mero calcolo economico del «fare».
Lo dimostra la passione dei napoletani privati del verde, dalla Villa Comunale al Virgiliano, per il quale si offre oggi l’occasione della sinergia tra il Comune e i percorsi di recupero dei detenuti di Secondigliano. Un passaggio che non deve aprire a una contrapposizione, ma alla collaborazione. Con i comitati, con le associazioni, con le istituzioni culturali e di ricerca che, numerose su questo territorio, si occupano di valorizzare e tutelare il patrimonio storico e artistico. Che è la radice vera dell’abitare e del sentirsi cittadini.