Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Finanza scopre una fabbrica di sigarette di contrabban­do

Per la prima volta in Italia i militari individuan­o un’azienda. Dodici fermi ad Acerra

- Fabio Postiglion­e

NAPOLI Trenta tonnellate di tabacco già sminuzzato e pronto per essere avvolto nella carta bianca. Le sigarette sarebbero uscire fuori da un piccolo cilindro lungo un metro e poi tagliate nella misura standard. Sarebbero stati confeziona­ti da lì a pochi giorni un milione e mezzo di pacchetti «Regina» con un finto bollo dello Stato, pronti per essere raggruppat­i in stecche da dieci pacchetti e spediti in tutta Italia.

La criminalit­à ha invertito la rotta e invece di importare sigarette già pronte, ha deciso di fabbricars­ele da sole, diminuendo i rischi e aumentando gli introiti. È un sequestro record e ha una valenza investigat­iva unica quello operato ieri dagli uomini della Guardia di Finanza della compagnia di Nola, diretti dal capitano Rosario Pepe. Per la prima volta si è scoperta una fabbrica per la produzione di sigarette di contrabban­do direttamen­te in Campania. Una strategia offensiva studiata a tavolino e voluta dal comando di Torre Annunziata, che ingloba non solo Nola ma addirittur­a 56 comuni, cinque compagnie, una tenenza, e lavora su un circondari­o con la densità abitativa più alta in Italia. Uomini coordinati dal colonnello Agostino Tortora, che da capo ufficio operazioni al Provincial­e di Napoli ha preso in mano le redini del comando.

Cinquanta militari delle Fiamme Gialle sono arrivati di soppiatto in un’area di mille metri quadrati nella zona industrial­e di Acerra, a metà strada tra Maddaloni e Napoli. Un luogo isolato, difficilme­nte rintraccia­bile percorrend­o in auto la statale che costeggia San Felice a Cancello e porta all’incenerito­re di rifiuti. Ebbene, all’interno del capannone una scoperta sensaziona­le. C’erano trenta scatole di cartone e ognuna all’interno conteneva una tonnellata di tabacco già sminuzzato. Erano alle intemperie e la zona era umida e sporca con animali randagi, nidi di piccioni e anche tane di topi. Un rischio di contaminaz­ione altissimo ma sta di fatto che quel tabacco, importato dai paesi dell’Est dell’Europa, sarebbe stato confeziona­to in tantissime sigarette. C’erano infatti i macchinari per l’assemblagg­io: da una parte la carta con il filtro e dall’altra l’involucro. A gestire l’impianto c’erano dodici persone: un napoletano, poi bulgari, moldavi e ucraini. Sono stati tutti fermati con l’accusa di traffico di sigarette di contrabban­do. Ma il colpo messo a segno dai finanzieri ha un valore non solo simbolico, essendo la prima volta che si scopre una fabbrica in Italia, ma anche economico molto importante. Se quelle sigarette fossero state immesse sul mercato avrebbero determinat­o un danno di oltre 5 milioni di euro alle casse dello Stato e in tempi di legge Finanziari­a, di bilancio e stretta sulle spese, si tratta di una inattesa buona notizia per lo Stato. Le indagini però non sono finite, anzi, sotto certi aspetti sono appena iniziate. Innanzitut­to il tabacco sequestrat­o sarà analizzato per cercare di comprender­e se ci siano elementi distintivi per poter risalire al paese che lo ha esportato. Ma poi si cercherà di ricostruir­e l’intera filiera: quel tabacco avrebbe generato un introito per le casse della criminalit­à organizzat­a tra i sei e i sette milioni di euro.

Le indagini

Il carico messo sotto sequestro avrebbe fruttato sul mercato tra i 5 e i 7 milio nidi euro

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