Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La Finanza scopre una fabbrica di sigarette di contrabbando
Per la prima volta in Italia i militari individuano un’azienda. Dodici fermi ad Acerra
NAPOLI Trenta tonnellate di tabacco già sminuzzato e pronto per essere avvolto nella carta bianca. Le sigarette sarebbero uscire fuori da un piccolo cilindro lungo un metro e poi tagliate nella misura standard. Sarebbero stati confezionati da lì a pochi giorni un milione e mezzo di pacchetti «Regina» con un finto bollo dello Stato, pronti per essere raggruppati in stecche da dieci pacchetti e spediti in tutta Italia.
La criminalità ha invertito la rotta e invece di importare sigarette già pronte, ha deciso di fabbricarsele da sole, diminuendo i rischi e aumentando gli introiti. È un sequestro record e ha una valenza investigativa unica quello operato ieri dagli uomini della Guardia di Finanza della compagnia di Nola, diretti dal capitano Rosario Pepe. Per la prima volta si è scoperta una fabbrica per la produzione di sigarette di contrabbando direttamente in Campania. Una strategia offensiva studiata a tavolino e voluta dal comando di Torre Annunziata, che ingloba non solo Nola ma addirittura 56 comuni, cinque compagnie, una tenenza, e lavora su un circondario con la densità abitativa più alta in Italia. Uomini coordinati dal colonnello Agostino Tortora, che da capo ufficio operazioni al Provinciale di Napoli ha preso in mano le redini del comando.
Cinquanta militari delle Fiamme Gialle sono arrivati di soppiatto in un’area di mille metri quadrati nella zona industriale di Acerra, a metà strada tra Maddaloni e Napoli. Un luogo isolato, difficilmente rintracciabile percorrendo in auto la statale che costeggia San Felice a Cancello e porta all’inceneritore di rifiuti. Ebbene, all’interno del capannone una scoperta sensazionale. C’erano trenta scatole di cartone e ognuna all’interno conteneva una tonnellata di tabacco già sminuzzato. Erano alle intemperie e la zona era umida e sporca con animali randagi, nidi di piccioni e anche tane di topi. Un rischio di contaminazione altissimo ma sta di fatto che quel tabacco, importato dai paesi dell’Est dell’Europa, sarebbe stato confezionato in tantissime sigarette. C’erano infatti i macchinari per l’assemblaggio: da una parte la carta con il filtro e dall’altra l’involucro. A gestire l’impianto c’erano dodici persone: un napoletano, poi bulgari, moldavi e ucraini. Sono stati tutti fermati con l’accusa di traffico di sigarette di contrabbando. Ma il colpo messo a segno dai finanzieri ha un valore non solo simbolico, essendo la prima volta che si scopre una fabbrica in Italia, ma anche economico molto importante. Se quelle sigarette fossero state immesse sul mercato avrebbero determinato un danno di oltre 5 milioni di euro alle casse dello Stato e in tempi di legge Finanziaria, di bilancio e stretta sulle spese, si tratta di una inattesa buona notizia per lo Stato. Le indagini però non sono finite, anzi, sotto certi aspetti sono appena iniziate. Innanzitutto il tabacco sequestrato sarà analizzato per cercare di comprendere se ci siano elementi distintivi per poter risalire al paese che lo ha esportato. Ma poi si cercherà di ricostruire l’intera filiera: quel tabacco avrebbe generato un introito per le casse della criminalità organizzata tra i sei e i sette milioni di euro.
Le indagini
Il carico messo sotto sequestro avrebbe fruttato sul mercato tra i 5 e i 7 milio nidi euro