Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dimagrire o ingrassare? Le regole del «fai da ME» e poi addio al nutrizionista
A Napoli il metodo sperimentale di una biologa e un counselor
Un lavoro in sinergia tra il nutrizionista e il counselor (letteralmente, un “consulente”) per raggiungere il giusto equilibrio tra esigenze nutrizionali e piaceri della tavola. Una premessa è d’obbligo: niente formule magiche o scorciatoie per tenersi in linea. Soprattutto, niente soluzioni standard, perché ciascun individuo ha le proprie caratteristiche fisiche, metaboliche e il proprio stile di vita. Ciò che bisogna comprendere è che, con il giusto metodo, ottenere i risultati sperati può essere più facile del previsto. Gli specialisti chiamano questo metodo innovativo «percorso ME» e in sostanza si tratta di un protocollo studiato per guidare il paziente verso il proprio equilibrio alimentare: perdere peso, aumentarlo o semplicemente a scegliere gli alimenti giusti per le proprie esigenze e per sentirsi sani e in forma. A differenza di altri metodi, l’obiettivo è quello di rendere il paziente autonomo e indipendente, dalle diete e dai nutrizionisti.
Come? Il nutrizionista individua le “esigenze del corpo”, una guida che suggerisce ciò che serve per soddisfare i propri fabbisogni energetici in considerazione dello stile di vita. Il counselor aiuta a scoprire i meccanismi che regolano il rapporto tra corpo e mente, permettendo di individuare le motivazioni di una scelta alimentare piuttosto che di un’altra. Infine, il counselor aiuta a riportare l’attenzione su se stessi per concentrarsi sul proprio percorso, aiutando ad eliminare ansie e stress. Si procede per step. Il primo è un vero e proprio reset metabolico, fisico e mentale. Poi si inizia con la fase di new education, un percorso verso un nuovo equilibrio. Terzo ed ultimo step: the fix, che serve a fissare tutte le competenze acquisite.
«La prima fase - spiega Fabrizia Lellero, biologa nutrizionista e ideatrice del protocollo ME - è di preparazione per corpo e mente: purificarli, detossificarli e creare un terreno fertile per andare avanti. Nella seconda fase si individuano le risorse intrinseche del paziente, ma anche i suoi limiti». Si tratta di una fase intensiva, che dura 5 giorni e che di fatto consiste nell’introdurre esclusivamente i nutrienti necessari al sostentamento. Per riuscirci sono preimparare visti due incontri con il counselor. «Questo processo combinato – aggiunge Lellero - permetterà di avere un fisico detossificato e avere più lucidità mentale e migliore consapevolezza rispetto alle errate abitudini».
Resettato l’organismo, è importante iniziare con l’introduzione dei cibi con i quali si vuole costruire le nuove abitudini, potenziando le risorse e superando i limiti. Grazie al protocollo realizzato dalla dottoressa Lellero ciascun paziente impara ad ascoltare i segnali del proprio corpo. «L’obiettivo è ancora una volta quello di rendere autonoma la persona, anche nel comprendere che esistono alcuni cibi “amici” e altri “nemici”, che sono una minaccia per il benessere». Dunque, non si tratta di seguire un programma standard, adatto a tutti, ma farsi cucire addosso un abito su misura e diventare padroni delle proindirizzato prie scelte. Imparerai a gestire situazioni quotidiane in modo autonomo ed indipendente. L’ultima fase, forse quella più importante, è quella che consente di rendere permanenti i risultati e che spesso nelle diete è molto sottovalutata, dando vita all’effetto yo yo. «Fissare nella mente e nel corpo tutto ciò che si è imparato e costruito nella fase di new education permette di vivere la vita libero dai vecchi schemi mentali, di essere autonomo e indipendente. Non servirà più avere affianco qualcuno che dica cosa fare per essere in armonia con il proprio corpo, né serviranno visite specialistiche di controllo».
Questo è solo un piccolo assaggio di un metodo che da Napoli sta suscitando interesse in tutt’Italia e che presuppone un lavoro su se stessi per far sì che la tavola sia un piacere e non più un incubo.
Il protocollo
É stato studiato per guidare il paziente verso il proprio equilibrio alimentare