Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Saponaro: la mia Bohème fra Cechov e Scarpetta
Il regista parla dell’opera che riallestice al San Carlo da mercoledì prossimo «Con Lino Fiorito abbiamo immaginato la Tour Eifelle al centro di Napoli Il nostro master universitario ispirato all’idea del teatro come arte totale»
«Torno per la terza volta alla “Boheme” e quindi a Puccini, perché credo sia l’autore di svolta del ’900, proteso verso l’idea di un’opera di arte totale, in cui mi riconosco e che possiede una forza teatrale simile a quella del russo Cechov e del nostro Scarpetta, innovatori e testimoni delle due principali scuole di teatro europee, quella russa e quella napoletana».
Parlare con il regista Francesco Saponaro di questo suo nuovo allestimento dell’opera tratta dal romanzo di Henri Murger, al debutto mercoledì al San Carlo (dove resterà fino al 22) per la direzione di Alessandro Palumbo, è un po’ come frugare nei cassetti di casa sua. Ne conosce ogni più intimo segreto, che gli consente ogni volta di apportare intriganti aggiornamenti. «Stavolta – continua il regista -, con lo scenografo Lino Fiorito, abbiamo spostato in modo più esplicito l’azione di Mimì e Rodolfo a Napoli, con un Vesuvio che fa da fondale, ma soprattutto trasferendo la torre Eiffel in mezzo al nostro centro storico». Un ardimento presto spiegato. «Fra Napoli e Parigi c’è sempre stata una liaison culturale molto forte, basti pensare proprio a Scarpetta e al suo rifarsi alle pochade francesi. Non a caso ho chiesto alle mie cantanti di guardare al modello delle sciantose partenopee all’epoca molto apprezzate anche in Francia». E che non sarebbero dispiaciute nemmeno a Puccini. «La sua idea di teatro era molto ampia e innovatrice, al punto da prefigurare nelle sue opere l’idea di musical, sviluppatasi più tardi in America. Pensate che il maestro venne apposta a Napoli a vedere la parodia della sua “Boheme” fatta proprio da Scarpetta, facendogli i complimenti a fine spettacolo nei camerini del Sannazaro».
Teatro come arte totale, proprio come i princìpi che ispirano il Master universitario, «Teatro, pedagogia e didattica. Metodi, tecniche e pratiche delle arti sceniche» ideato da Saponaro con l’at- trice e pedagogista Nadia Carlomagno, attivato al Suor Orsola Benincasa e giunto al suo secondo anno di attività. «Dopo il successo dell’esperienza pilota dello scorso anno con oltre trenta studenti, ripartiremo con due proposte, quella annuale e quella biennale, le cui domande do- vranno pervenire entro la fine del mese. L’indirizzo è sempre molto aperto a tutti i mestieri del teatro e non prevede una rigida selezione di materie ma la presenza di una serie di prestigiosi docenti che porteranno ai ragazzi ciascuno la propria esperienza professionale». Fra gli altri, la drammaturga Ippolita di Majo, gli attori Scimone e Sframeli, la costumista Ortensia De Francesco, lo studioso di teatro e traduttore Fausto Malcovati, il regista Raffaele Di Florio, il light designer Pasquale Mari e professori come l’antropologo Marino Niola e il musicologo Pasquale Scialò.