Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Servillo: io, Napoli e l’amore per la Francia
L’attore sarà questa sera al Grenoble per il Centenario Una lectio su Jouvet (che è un suo atto d’amore per la Francia)
che in chi lo riceveva vi fosse tutta l’attenzione e tutta la concentrazione possibile. Ben venga questo tipo di autorità nel momento in cui si stabilisce un rapporto di relazione tra maestro e allievo».
E anche il suo metodo? «Io ho una relazione con gli attori che è innanzitutto una relazione di amicizia e di affetto, non ho mai basato il mio rapporto con gli attori sui conflitti ma piuttosto sull’amore per quello che condividiamo nell’avventura della creazione e della lunga tournee dello spettacolo. Non credo che si possa recitare uno spettacolo come quello di Elvira — che sia avvia verso la duecentesima recita — senza una relazione fatta di affetti, complicità, forte vicinanza intorno al testo che si recita per tante sere. Poi ci sono dei ruoli che vanno rispettati proprio per non confondere la natura autentica delle relazioni. Quindi, rispetto dei ruoli ma sempre in un clima che è tutt’altro quello intimidatorio, vessatorio e che esercita un freddo autoritarismo».
Le lezioni di Jouvet si svolgevano nel 1940. Il contesto storico ha influito sul suo lavoro?
«Il fatto che queste lezioni si siano svolte negli anni in cui la Francia veniva occupata dai nazisti sta soltanto a significare che nei momenti più bui della storia dell’uomo rimane sempre una fiamma che illumina le zone più belle che appartengono al nostro animo, alla nostra spiritualità, alla nostra intelligenza».