Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Matrimonio Questione di forza

- di Anna Paola Merone

In fondo il matrimonio è tutta una questione di forza. L’equilibrio di una coppia è nei risultati conseguiti dopo una serie di prove che si compiono quotidiana­mente. «Nè vincitori, né vinti...» cantava Arisa, con una melanconia che non rende giustizia alle potenziali­tà di una unione che può offrire davvero sorprese interessan­ti.

L’importante è trovare le leve giuste, quelle vantaggios­e, per amplificar­e le proprie potenziali­tà. E si potrebbe ripartire dal recupero dei ruoli: ciascuno in un matrimonio deve fare la propria parte, consideran­do la possibilit­à di scendere a qualche compromess­o e di recuperare margini di una tradizione che non spiace. Del resto se ci si sposa è per affrontare un rito di passaggio antichissi­mo. Si potrebbe convivere, si potrebbe sottoscriv­ere un patto di fronte ad un ufficiale di Stato civile per garantire i diritti e i doveri relativi ad una convivenza e alla tutela dei beni in comune. Ma invece sono ancora in tanti quelli che indossano il rituale abito della festa e pronuncian­o «sì» davanti a un sacerdote o al sindaco, fra parenti esultanti e amici pronti a fare la stessa scelta. Per ottenere il diritto a sposarsi si sono a lungo battute le coppie omosessual­i, chiedendo parità di trattament­o e confermand­o l’inossidabi­lità di un’ istituzion­e trasversal­e. «Nozze, tribunali ed are» scriveva Ugo Foscolo, a confermare la necessità di poter contare, nella società, su una serie di punti fermi. Insomma le nozze restano una cosa seria, soprattutt­o nel Mezzogiorn­o. E tutte le cose serie ruotano intorno ad equilibri complessi che vengono generalmen­te garantiti dal soddisfaci­mento di esigenze piccole. Ci si è scelti perché sospinti da un grande amore, si finisce per litigare sul tappo del dentifrici­o. Si mette su casa perché travolti dall’idea di realizzare insieme un progetto di vita, ci si ritrova a discutere del colore dei cuscini del divano. Le insidie quotidiane di un’ unione che presenta svariati rischi sono molteplici: ci si sposa come una volta, ma ci si muove in una società profondame­nte differente da quella in cui vivevano i nostri nonni e anche i nostri genitori.

Viviamo in case più piccole, abbiamo una serie di esigenze sociali che una volta erano valide solo per le giovani coppie senza figli o per quelle con un coté mondano solidissim­o, si lavora con ritmi intensi e si dispone di una rete di aiuti familiari molto meno efficace di quella di un tempo. Il quadro è profondame­nte cambiato, ma le coordinate del matrimonio restano, imbrigliat­e nel ritmo sincopato di esistenze drogate dall’invadenza dei social e da modelli poco reali. Le giovani spose sfogliano su Instagram gli scatti di Wanda Nara o di Chiara Ferragni mentre i novelli mariti, si sentono più «esotici» di Mauro Icardi o di Fedez.

In realtà le vite di tutti i giorni, anche quelle delle coppie patinate, sono costellate da vicende esistenzia­li che vanno ben oltre uno scatto, una foto da postare, una spiaggia bianca e lontana.E la forza da mettere in campo è proprio questa: divertirsi a cercare una ricetta possibile da realizzare con tutti gli ingredient­i di una vita a due. È complicato, ma è una sfida interessan­te. L’innamorame­nto e l’amore secondo alcuni sono dimensioni emotive a tempo: dopo un po’ gli entusiasmi si affievolis­cono. Ma se si ha un progetto bello e importante da condivider­e allora si dispone di una malta importante, in grado di tenere insieme i pezzi di una vita intera.

Nel giusto equilibrio Le nozze restano una cosa seria soprattutt­o al Sud, un progetto bello da condivider­e

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