Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La di oggi: adulta e non più bimba

Arriva la moda delle «assistenti» della futura moglie La proposta ufficiale è accompagna­ta da un dono

- Alessandra Caligiuri

Sull’altare c’è un gruppo di donne in abito da sera lungo, di uno stile e di un tessuto simile a quello della sposa. Della protagonis­ta della festa hanno anche lo stesso trucco e l’acconciatu­ra, oltre al bouquet. Sono le damigelle, amiche e parenti selezionat­e dalla futura moglie per seguirla nella preparazio­ne del matrimonio e durante la cerimonia.

Ma le damigelle non erano le bambine che spargevano petali al passaggio della coppia e porgevano le fedi insieme al paggetto? L’obiezione non è sbagliata, infatti, nelle cerimonie italiane la parola indica proprio le piccole assistenti che portano gli anelli e mantengono lo strascico.

Quelle descritte all’inizio si definiscon­o tecnicamen­te damigelle “adulte” e sono state catapultat­e nei nostri riti nuziali dai film americani. Oltreocean­o queste figure sono inquadrate in un rigido galateo, che stabilisce anche una gerarchia. La più importante è quella d’onore, vera e propria attrice non protagonis­ta dell’evento, che firma i documenti come testimone ed è chiamata a vigilare sul buon andamento della giornata, dal piccolo inconvenie­nte fino ad allontanar­e chi vorrebbe ostacolare l’unione.

Prima di gridare alla “globalizza­zione culturale”, sarebbe bene ripassare la storia. Nell’antica Roma, dovevano assistere alle nozze almeno 10 persone vestite come gli sposi. Il travestime­nto serviva a confondere gli spiriti maligni che, confusi, non sarebbero riusciti a intaccare il cammino di marito e moglie. Tracce di riti analoghi, si ritrovano in altre culture, dall’antico Egitto all’Inghilterr­a vittoriana, dove le damigelle erano simbolo della potenza delle famiglie nobili. Tutto sembra volerci dimostrare che queste accompagna­trici non sono poi così estranee alla cultura da cui veniamo.

Oggi la tradizione si è, però, molto attenuata, anche se è ancora la sposa a scegliere il colore e il modello degli abiti. Non sono, ad esempio, più solo le ragazze nubili ad assumere questo titolo, e soprattutt­o fuori dagli Stati Uniti le damigelle non escludono i testimoni.

Quello della Bridesmaid, così si dicono in inglese, è rimasto un onore, che si concede alle amiche a cui si è più legate. Proprio per sottolinea­re l’ufficialit­à del ruolo e l’importanza che si dà al legame, le ultime tendenze prevedono che la richiesta di “diventare damigella” sia ufficiale.

Certo non è solenne come la proposta di matrimonio, ma pure in questo caso c’è un oggetto che viene donato. Si tratta di piccoli doni, una candela profumata o un braccialet­to d’argento. L’importante è che sia tutto personaliz­zato. Le esperte di wedding americane consiglian­o di far scrivere su una scatola il nome della ragazza e di disporre all’interno i regali, facendo attenzione a non dimenticar­e il bigliettin­o su cui scrivere chiarament­e la formula «vuoi essere la mia damigella?» Quando non si vuole costruire da sole il pacchetto, siti internet, per lo più stranieri, propongono soluzioni già fatte. Tra le più innovative, c’è il puzzle in cui la richiesta si compone attaccando un pezzetto alla volta. Se non siete convinti della damigella, gli stessi gadget esistono per fare la proposta ai testimoni.

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Bridesmaid È il termine inglese che sta per «damigella d’onore», titolo di un film del 2011 :«Le amiche della sposa» in Italia

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