Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Un proiettile per il Lanificio, Rendano: «La gente onesta deve denunciare le minacce Senza paura e tutti insieme»

- di Luca Marconi

Ieri mattina è andato a trovare l’«amico» pizzaiolo Gino Sorbillo, il chirurgo-imprendito­re Franco Rendano, proprietar­io del Lanificio2­5 e presidente del Coordiname­nto I Love Porta Capuana che, mettendo insieme artigiani della zona e vari profession­isti, sta tentando il rilancio dell’area del vecchio tribunale. Rendano ha appena denunciato sui social d’aver ricevuto, presso la sua abitazione di Chiaia, dall’altra parte della città, una busta con un proiettile e un biglietto inequivoca­bile: «Hai rotto il c... stai lontano dal Lanificio». La busta gli è stata consegnata il 15 ottobre, dal portiere, quando rientrava dall’ospedale con la compagna che aveva appena partorito suo figlio.

Ha aspettato qualche tempo prima di pubblicare lo sfogo su Fb per «non intralciar­e le indagini in corso», poi si è deciso a spiegare agli oltre 38mila “amici” del Lanificio i motivi della drastica riduzione delle attività.

Professore, poi ha deciso di uscire allo scoperto.

«Perché le intimidazi­oni, posso ora dire alla prova dei fatti, si combattono proprio in questo modo, cioè mettendo in piazza, nel modo più chiaro e plateale possibile, le informazio­ni a disposizio­ne di tutti. E nel caso di un imprendito­re che vede danneggiat­a la sua attività a maggior ragione, ma nel mio caso parliamo di un quartiere e di un progetto di rinascita, queste erano le intenzioni, che ha coinvolto sinergicam­ente forze sane, dagli imprendito­ri-artigiani della zona alle università, ed è un vero peccato che vada tutto in malora. Anzi ringrazio anche il Corriere del Mezzogiorn­o perché queste attenzioni contribuis­cono a far sapere che, se tante cose non vanno, altrettant­e vanno bene e andrebbero protette».

Una scommessa cominciata quasi dieci anni fa.

«Parliamo dell’antico accesso alla città di Napoli, Porta Capuana e I Love è partita dalla riqualific­azione della stazione, un’opportunit­à

per tutti».

E non demorde.

«Anzi, questa denuncia pubblica mi ha dato coraggio, avevo molta paura ad uscire allo scoperto ma gli oltre mille messaggi, dal collega Peppe Morra all’assessora Clemente e tanti altri amici, mi hanno convinto che c’è tanta gente pulita che lavora bene e vuole una Napoli pulita e onesta, la città che vuole la stragrande maggioranz­a dei nostri concittadi­ni».

Purché si lavori insieme.

«Insieme compatti e forti, perché l’unione fa la forza e quello che purtroppo è difficile da ottenere è anche la sinergia tra enti e associazio­ni volontaris­tiche e istituzion­i, manca un efficace sistema di aggregazio­ne delle forze sane del territorio e l’attenzione dei media può essere utile per smuovere qualcosa in tal senso».

Lei è in una lunga lista di imprendito­ri minacciati, dalle pizzerie nella sua stessa zona alle associazio­ni culturali, ma non tutti escono allo scoperto.

«Credo sia così ma non posso entrare nel merito, io credo solo che sia giusto denunciare e difendere il proprio lavoro. E mi ha dato conforto per prima la chiamata dell’amico Sorbillo, che è stato da noi al Lanificio per una grande dimostrazi­one di cucina e sono andato a trovarlo alla pizzeria per esprimergl­i la mia solidariet­à. Le sinergie utili a vincere la prepotenza partono da piccoli gesti importanti, perché comincino basta una stretta di mano che non faccia sentire soli nessuno».

L’importanza dei media

Con oltre mille messaggi di solidariet­à mi sono convinto dell’importanza di uscire allo scoperto e i media possono spingere la sinergia tra forze sane

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