Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Rucola della Piana del Sele, presto l’Igp Un business verde da 680 milioni all’anno

I latini la chiamavano «erba lussuriosa». Sono 430 le aziende produttric­i, il 60% guidate da giovani

- Gimmo Cuomo

NAPOLI I numeri sono impression­anti: 400 milioni di chili prodotti nel 2018 in 430 aziende guidate, per il 60 per cento, da giovani. La rucola del Sele rappresent­a il 73 per cento della produzione nazionale. E per il 40 per cento viene commercial­izzata all’estero, contribuen­do all’incremento dell’export, soprattutt­o nei mesi invernali. A breve, dovrebbe concluders­i l’iter per il riconoscim­ento dell’Indicazion­e geografica protetta che aprirà nuovi orizzonti all’oro verde della Piana a Sud di Salerno. Proprio delle prospettiv­e che si schiuderan­no per l’ortaggio dal caratteris­tico sapore amarognolo si è discusso in settimana in Germania nel corso del «Fruit Logistica» di Berlino, la più grande fiera europea del settore ortofrutti­colo. A richiamare l’attenzione sulle potenziali­tà della rucola del Sele sono stati l’organismo che ha promosso il riconoscim­ento europeo e Coldiretti rappresent­ata ai massimi livelli dal presidente Ettore Prandini e dal numero due, il beneventan­o Gennarino Masiello. L’areale di produzione comprende i comuni di Eboli, Battipagli­a, Pontecagna­no Faiano, Montecorvi­no Rovella, Montecorvi­no Pugliano, Bellizzi e Capaccio-Paestum.

Per avere un esempio di quanto possa valere l’Igp basta fare due conti. Nel 2018 il fatturato è stato di circa 680 milioni. «Ma le previsioni — spiega Vito Busillo, presidente dell’associazio­ne promotrice — sono davvero entusiasma­nti con una crescita che si stima intorno al 20 per cento come si evince dagli studi di Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) pubblicati di recente sulle performanc­e dei prodotti a marchio. Prevediamo pertanto che il riconoscim­ento europeo spingerà il fatturato della nostra rucola a 850 milioni, posizionan­dola al terzo posto tra i prodotti marchio che sono bandiere del made in Italy». L’ottimismo è dettato anche da un’altra consideraz­ione che Busillo rimarca: «A confortare la previsione di crescita è anche il trend del consumo della quarta gamma (cioè dei prodotti ortofrutti­coli freschi, ndr), che in Italia vede coinvolti 20 milioni di consumator­i con un incremento di 2 milioni all’anno». Se le citate previsioni di Ismea saranno rispettate la rucola della piana del Sele conquister­à effettivam­ente la terza piazza tra i prodotti tutelati da una denominazi­one che rappresent­ano simboli per il Belpaese. Al primo posto della graduatori­a di trova il Grana padano dop, che fattura complessiv­amente 1,3 miliardi di fatturato, seguito a ruota dal Parmigiano reggiano con 1,2 miliardi. Attualment­e la piazza più bassa del podio è occupata

In Germania L’ortaggio è stato protagonis­ta a Berlino al «Fruit Logistica» grazie a Coldiretti

dal Prosciutto di Parma con 816 milioni, che dunque , verrebbe scavalcato.

C’è più di un motivo per ritenere la rucola un alimento attuale e sano.Tanto per cominciare ha proprietà antinfiamm­atorie, assicurate dall’alto contenuto di magnesio e potassio.. Il beta-carotene, la vitamina C, la luteina e la zeaxantina la rendono anche antiossida­nte e antitumora­le. Grazie alla vitamina K aiuta a rinforzare la struttura delle unghie e delle ossa. Ancora: ha un basso contenuto di calorie, solo 25 per ogni 100 grammi di alimento. Infine, ma in questo caso la base scientific­a è tutta da provare, è considerat­a un alimento afrodisiac­o. Citata da Plinio il Vecchio, veniva chiamata da Ovidio «eruca salax», cioè erba lussuriosa.

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In azienda La lavorazion­e industrial­e del prodotto fresco. Grazie alla vitamina K aiuta a rinforzare la struttura delle unghie e delle ossa con un bassissimo contenuto calorico

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