Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il rogo di Città della scienza e «le (nuove) mani sulla città»
Proiezione di gala di «Voce ’e sirena», seconda regia di Sandro Dionisio «Girato sulle macerie ancora fumanti»
Proiezione stasera al cinema Delle Palme del documentario Voce ’e sirena di Sandro Dionisio. Un docufilm girato a Città della Scienza che riapre le ferite della tragica notte del rogo e di tutto quanto è seguito dopo. Protagoniste Cristina Donadio (nella foto) e Rosaria De Cicco. Il regista: «Mi sono mosso sul solco di Francesco Rosi e del suo Le mani sulla città».
NAPOLI Proiezione di gala stasera (ore 21) al cinema Delle Palme del documentario Voce ’e sirena di Sandro Dionisio, alla sua seconda regia dopo La volpe a tre zampe del 2003, già presentato in anteprima al Napoli Film Festival e al Sofia di Pozzuoli.
L’idea di partenza è il rogo di Città della Scienza, avvenuto la sera del 4 marzo 2013, un incendio doloso che distrusse quattro dei sei capannoni. «Non mi interessava l’indagine giudiziaria — dichiara il regista — né di individuare i colpevoli anche perché, come immaginavo, il tutto è finito con un buco nell’acqua. Mi sono mosso sul solco di Francesco Rosi e del suo indimenticabile Le mani sulla città. Definisco il mio film “barricadero”, sia perché lo abbiamo girato tre mesi dopo il rogo, quando le macerie fumavano ancora e per muoverci al suo interno, abbiamo dovuto indossare caschi e mascherine, ma soprattutto perché mi auguro che susciti un dibattito sul destino di questa città dopo la distruzione di uno dei suoi luoghi simbolo della cultura. Amo troppo Napoli che è “porosa” e pertanto in grado di assorbire nei secoli dolori, soprusi e dominazioni».
La vicenda ruota intorno a due protagoniste. Da un lato Patrizia (Cristina Donadio), nei panni di un commissario di polizia e rappresentante della borghesia napoletana; dall’altro, Sofia (Rosaria De Cicco), simbolo dell’anima popolare della città e custode del museo. Entrambe percorrono le rovine di quello che fu uno dei fiori all’occhiello della città e, ritrovando un senso di appartenenza, evocano le voci più nobili e antiche di una polis millenaria, diventata una delle più importanti colonie greche del Mediterraneo. «Mescolando documentario, teatro e racconti di fantasia — prosegue il regista — ho affidato a Rosaria De Cicco un monologo di Eduardo De Filippo tratto dal film Ferdinando I Re di Napoli di Gianni Franciolini, un chiaro invito alla ribellione, e a Cristina Donadio due che ho scritto di mio pugno; il primo in versi settecenteschi e il secondo è Il lamento funebre della sirena».
Ai dialoghi delle protagoniste si intrecciano numerose testimonianze e sfilano l’uno dopo l’altro Marino Niola, Aldo Masullo, Nicola Spinosa, Antonio Biasiucci, Vincenzo Siniscalchi, il commissario straordinario di Città della Scienza Giuseppe Albano e gli artisti Enzo Moscato, Agostino Chiummariello, Maria Pia De Vito, autrice della splendida colonna sonora, Riccardo Veno, i Solis String Quartet e altre voci note della città.
«Ho posto loro delle domande mirate ed avevo contattato anche Erri De Luca e Roberto Saviano, ma entrambi erano impegnati. Avevo immaginato, per loro, come location, Villa Malaparte a Capri. Qualcuno mi ha fatto notare — conclude il regista — che gli intellettuali che ho intervistato sono quelli “noti” da tempo. Voglio sottolineare che gli “intellettuali alla moda” sono espatriati da molto e che quelli più giovani sono evidentemente nascosti nelle pieghe del reale. Pier Paolo Pasolini è stato il mio maestro e sento la mancanza di un intellettuale come lui nel nostro Paese. Mi auguro che la visione di questo mio docufilm faccia scattare proposte e non sterili proteste e che risvegli una coscienza collettiva e la messa in atto di un pensiero che metta fine a invasioni e colonizzazioni come quella recente di Matteo Salvini».
Gli fa eco l’attrice Rosaria De Cicco: «Sandro mi ha chiesto di diventare in questo film Santa Patrizia, Sofia Loren e Pulcinella. Il mio personaggio incontra quello di Cristina Donadio e tra le due non mancano le scintille. Io, infatti, ho un moto di ribellione e accuso gli intellettuali di questa città di aver voluto mantenere il popolo nell’ignoranza. Alla fine, noi due troviamo unite. Credo che il compito di un intellettuale sia quello di scuotere le coscienze, di evitare che certe storie finiscano nell’oblio, augurandomi che si passi dall’indignazione ai fatti concreti».
Un docufilm collettivo, evocativo e ricco di suggestioni, scritto da Dionisio la notte stessa dell’incendio al polo museale, che impone una riflessione rivolta non solo agli intellettuali partenopei, ma a tutti quelli che hanno a cuore il destino di una città ferita ed oltraggiata, sempre in bilico tra bellezza e degrado.