Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il cda approva la stagione De Fusco: sarebbe bizzarro non rinnovarmi il mandato
NAPOLI Tanto è multiforme lo scenario delle ipotesi sulla «nuova era» del Mercadante, tanto è scarna la nota della riunione del consiglio di amministrazione che si è tenuto ieri: «Sono stati discussi: la rimodulazione del bilancio grazie all’incremento del contributo del socio Città Metropolitana che da 700mila euro è passato a un milione». Secondo punto: «L’illustrazione al cda del direttore Luca De Fusco della stagione 20192020, programma che è stato approvato all’unanimità». E, a scanso di equivoci, si precisa: «Il tema relativo alla direzione dello Stabile non è stato oggetto del cda, non essendo all’ordine del giorno».
La temperatura dentro e fuori il Mercadante era mite, serena la riunione e, a dispetto di quello che si percepisce oltre gli ambienti vellutati del teatro, anche ad alto gradimento per De Fusco la cui stagione non solo è stata approvata all’unanimità ma anche apprezzata.
«Non posso non notare la bizzarria della situazione» commenta il direttore del Nazionale il cui mandato scade il 31 dicembre prossimo e che, da quasi tutti i soci, è stato «scaricato». Il termine è brutto, ma tant’è.
«Sì non mi sfugge l’incongruenza di un direttore al quale si dice di non voler rinnovare il mandato e che però presenta una stagione e un bilancio approvati all’unanimità da tutti i soci. A Napoli succede il contrario di quanto è accaduto in Veneto: la mia direzione ha garantito il mantenimento dello status di Nazionale e da qualche tempo la si boccia; il collega del Nord ha fatto retrocedere il suo teatro, ma lui se lo sono tenuto, anzi gli hanno rinnovato la fiducia. Stranezze della vita: evidentemente il problema non è culturale poiché nessuno in cda ha mosso un’obiezione nel merito. Siamo di fronte a motivazioni “politiche” che contraddicono il buon senso “aziendale”».
Il buon senso in che senso (scusi il gioco di parole)? «Poniamo il caso che il Mercadante fosse un’azienda privata: io l’ho “preso” che fatturava un terzo, con un terzo degli abbonati ed era sedicesimo nella lista dei teatri italiani e ora è invece sesto. A nessun direttore con questi risultati sarebbe stato chiesto di lasciare».
E se, ragionando per assurdo, non trovando un nome forte, le chiedessero, con coup de théâtre, di restare? «Di certo la mia voglia di farlo diminuisce giorno dopo giorno».
Però le piacciono le città di mare. Le tante collaborazioni con lo Stabile di Genova segnano per lei un tragitto futuribile? Peraltro il direttore di quel teatro è in scadenza. «Le città di mare mi piacciono, ma anche quelle di sola terra». Sfogliando la margherita delle direzioni sul finire del mandato, troviamo questi petali: Genova, appunto, e i teatri di Firenze e Palermo (rimasto acefalo) ma anche quello di una città molto teatrale come Spoleto, il cui direttore termina il suo incarico il 20 luglio prossimo. «Nessun petalo, al momento non sfoglio margherite e mi preparo a presentare la stagione il 16 aprile». Anticipazioni? «Neanche sotto tortura».
Alcune certezze, però, ci sono: La grande magia di Eduardo De Filippo
la regia di Lluis Pasqual aprirà il cartellone del San Ferdinando, mentre quello del Mercadante sarà inaugurato dalla Tempesta di Shakespeare con la regia dello stesso De Fusco (dopo il debutto d’estate a Pompei).
Non sfoglia margherite neanche il governatore Vincenzo De Luca che, sempre ieri, a margine della presentazione delle Giornate del Fai, a palazzo Santa Lucia, ha sgranato però il rosario: «Il cda del Mercadante alle 15? Non vorrei deludere tutti gli intellettuali, ma starò in piena digestione, anche i presidenti mangiano. Come per il San Carlo, anche per il Mercadante rivendico il ruolo della Regione che versa ben 4,5 milioni di euro. È evidente che c’è chi parla e chi invece paga. E questo non va più bene. La verità è che si conclude una stagione dopo un decennio di direzione che ha prodotto anche risultati importanti, rispettati, apprezzati e valorizzati. Ma è la Regione, di fatto, ad aver impedito che il Mercadante uscisse dalla rete dei Teatri Nazionali grazie a un investimento importante non certo con gli appelli ecumenici». E ribadisce: «Oggi, però, credo che sia matura una nuova stagione. Non aggiungo altro perché rispetto l’autonomia del cda, presieduto da una personalità di autorevolezza a prestigio come Filippo Patroni Griffi e mi parrebbe perfino irrispettoso intervenire nel merito. Credo che si stia facendo una ricerca e che saremo consultati anche noi. Quando avverrà, esprimeremo un’opinione ma ho molta fiducia che si troverà un nome di altissimo livello. Quello che dobbiamo garantire è una direzione artistica, ma anche la gestione quotidiana, perché non sempre tutti i problemi possono essere affrontati dalla stessa persona: un grandissimo direttore artistico può non avere attenzione o competenza per le questioni quotidiane: manutenzione, sicurezza… Ci si orienterà per una scelta efficace sui due piani, quello della gestione e quello della programmazione culturale».
Aveva detto Mercadante come San Carlo. Cioè? «Faccio un esempio: se io vado al San Carlo e dico dopo quattro anni ai dipendenti ‘guardate che si apre un periodo delicato perché il quadro dei finanziamenti è questo’, non c’è nessuna lite perché con i numeri non si litiga. Lo scandalo vero è questo: c’è una istituzione che non caccia neanche un euro. È solo la realtà. Dove sono le liti?».
Intanto il toto nomi rilancia in pista il regista siciliano Roberto Andò (che, però, non sembrerebbe interessato all’incarico).