Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Caso Coscioni, il pm fa appello: «Non conta cio che si è ma ciò che si fa»
«La figura del consigliere del presidente della giunta regionale è del tutto priva di qualunque potestà amministrativa... Il suo ruolo è quello di soggetto che può (o meno) essere consultato da parte del presidente, rimanendo tuttavia privo non solo di qualunque ruolo avente rilevanza esterna, ma anche estraneo sotto il profilo formale ai procedimenti che conducono alla formazione degli atti di competenza presidenziale». Per questo motivo, lo scorso 14 dicembre, la IV sezione del Tribunale ha assolto «perché i fatti non sussistono» Enrico Coscioni, consulente di Vincenzo De Luca per la sanità, dalle accuse di concussione e tentata concussione riferite alle presunte pressioni sui commissari delle Asl, nominati da Caldoro, perché si dimettessero. Ma la questione è controversa: infatti il pm Giancarlo Novelli ha già presentato appello, sostenendo che
«il Tribunale mostra di aderire ad una concezione formalistica ed anacronistica della nozione di pubblico ufficiale ampiamente smentita ormai da decenni dalla giurisprudenza». Per la Procura, dunque, «non conta quello che si è, ma quello che si fa». La questione, ovviamente, non è solo giudiziaria: la sentenza e l’appello pongono il problema dei consulenti del governatore, il cui ruolo è ambiguo. A denunciare Enrico Coscioni, difeso dall’avvocato Gaetano Pastore, fu Salvatore Panaro, ex commissario della Asl Na 3 Sud assistito dal penalista Fabio Carbonelli. A suo dire, il consulente di De Luca gli disse: «Tra tre giorni ti mandiamo via. Nessuno ti vuole, i sindaci non ti vogliono, Casillo non ti vuole, tu devi andare via». Parole che i giudici non hanno sanzionato ma che per il pm sono gravissime: «A Coscioni non vengono contestati pareri forniti al presidente della giunta regionale ma precisi comportamenti, ritenuti minacciosi e intimidatori, tenuti nei confronti di alti dirigenti della pubblica amministrazione per indurli a cessare anticipatamente dalle loro cariche». Oltre a Salvatore Panaro avrebbero ricevuto pressioni anche Patrizia Caputo, ex commissario straordinario del Cardarelli, e Agnese Iovino, dell’Asl Na 2 Nord.