Corriere del Mezzogiorno (Campania)
E oggi nasce il super-centro di competenze
Questa mattina nella sede della facoltà di Ingegneria (ore 10) presso la sala del Consiglio della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base verrà stipulato l’atto notarile di costituzione, nella forma di consorzio, del centro di competenza denominato MedITech, che avrà la sua sede fisica negli spazi della «città della scienza» di Bagnoli, realizzato nell’ambito del bando Mise sui centri di competenza. L’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, aveva orientato prioritariamente la sua politica industriale verso questi strumenti di promozione della innovazione del sistema produttivo.
Il centro di competenza del Sud, operante sui temi relativi ai sistemi di trasporto avanzati, alle biotecnologie, alle costruzioni, ed alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, è costituito da due capofila, l’Università degli Studi di Napoli Federico II e il Politecnico di Bari, da altre 4 università campane, Università di Salerno, Università della Campania Luigi Vanvitelli, Università del Sannio, Università di Napoli Parthenope, e da due Atenei pugliesi, Università di Bari Aldo Moro e Università del Salento. A questo si aggiungono, a completare la compagine pubblica del centro, le due Regioni, Campania e Puglia.
Diverse le imprese che hanno risposto al bando di richiesta di manifestazione di interesse a partecipare al centro (tra queste, Abb, Ansaldo, Ansaldo Sts, Coelmo, Eni, Ericsson Telecomunicazioni, Ernst&Young Fba, Hitachi, Leonardo, Magnaghi Aeronautica, Mbda, Tecnosistem, Vitrociset, e tante altre).
MedITech già nel nome manifesta la sua vocazione mediterranea, in quanto — come sostengono il referente del progetto, il professor Piero Salatino e il professor Leopoldo Angrisani, entrambi dell’ateneo federiciano — il progetto parte chiaramente da un’iniziativa forte delle due regioni, Campania e Puglia, puntando a diventare sia un riferimento per il Sud Italia ma anche per tutto il bacino del Mediterraneo.
Il consorzio si caratterizza con un suo DNA basato su attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi tramite lo sviluppo di tecnologie in ambio di industria 4.0, e per favorire il consolidamento e l’innovazione dei processi e dell’organizzazione delle Pmi.
Per ogni realtà territoriale, la necessità di creare valore attraverso la fruizione delle nuove conoscenze e tecnologie si configura più come una condizione che non come una scelta, e spesso come una condizione necessaria alla sopravvivenza più che alla crescita dell’area geografica. Ma presupposto imprescindibile alla fruizione delle conoscenze da parte di un territorio è la capacità di disporre dei risultati delle ricerche. Tale operazione risulta efficace se, da un lato c’è un fornitore di ricerca, abile, oltre che nel produrre conoscenza e trasformarla in tecnologia, nel promuovere i risultati e i deliverables delle attività verso i possibili fruitori e, viceversa, dall’altro lato è opportuno che ci sia qualcuno in grado di recepire tale offerta tecnologica. In sostanza si tratta di adempiere alle fasi del ciclo del trasferimento tecnologico, che sempre più sta mutando in engagement accademico con valenza territoriale. Lo spazio geografico è diventato, infatti, un fattore chiave per spiegare l’origine e la diffusione di processi di innovazione. D’altra parte, il fatto che una gran parte di una nuova letteratura economica si prefigga attualmente lo scopo di comprendere la dimensione territoriale di meccanismi che evidenziano la propensione verso cluster spaziali, alla base delle attività innovative, giustifica l’importanza di tale fattore. Risulta ormai non esauriente, dunque, un approccio all’innovazione che non preveda di porre la lente di ingrandimento sulla mobilità territoriale di tecnologia e di conoscenza e non consenta di misurare il loro impatto economico sulle geo-economie spaziali.
Il consorzio MedITech, che verrà costituito oggi, sembra proprio andare in questa direzione e rappresentare un’ottima leva di sviluppo territoriale avanzato, fornendo l’ennesima prova del genius loci che sta caratterizzando questa città, nella quale l’innovazione può ostentare a pieno titolo un posto di rilievo affianco al binomio costituito da tradizione e folclore.