Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Vico Pero, la casa si veste di poesia
Si intitola «Voi siete qui» il progetto di Eugenio Giliberti dedicato a Leopardi e alla sua ultima abitazione prima della morte a Napoli
«Sono ventotto anni che mi affaccio davanti all’ultima casa di Giacomo Leopardi. Non potevo non occuparmene».
Esordisce così Eugenio Giliberti, mentre avvia la sequenza di diapositive che illustrano «Voi siete qui», il progetto di artista abitante dedicato a Vico Pero. È lì, al civico numero 2, nel mezzo di via Santa Teresa degli Scalzi, che affaccia quella stanza (che oggi appare al terzo piano per il dislivello stradale) dove il poeta di Recanati, annientato dal colera, morì nel 1837. Splende il sole nell’ampio salone del notaio Cappelli, nel settecentesco palazzo dei Principi Albertini di Cimitile. Seduti, in assoluto silenzio, ascoltiamo le parole sofferenti e imploranti che Leopardi scrisse all’affezionatissimo zio onde evitare il protesto di una cambiale non pagata per la «perfidia sconosciuta di chi non conosce Napoli». È la ricostruzione che Giliberti, setacciando archivi e documenti, testi e biografie, fa dell’epistolario familiare leopardiano e che, attraverso un gesto di responsabilità dell’arte, dà l’avvio a quel progetto che oltre a essere un omaggio al grande poeta, ha per fulcro la riappropriazione della memoria dei luoghi. Rapiti, procediamo attraverso le tappe del percorso leopardiano che è un piccolo viaggio nel cuore della città. Il ponte di Santa Teresa, il tunnel tufaceo appena prima della Reggia di Capodimonte, i conventi e le antiche mappe geografiche e catastali. È un lavoro lungo e certosino quello che Giliberti, artista che da sempre lavora sui nessi tra opera-spazio-ambiente, ha cominciato nel 2003 prendendo atto del «privilegio casuale di abitare a Napoli e proprio di fronte alla casa dove Leopardi visse dal 1835». Molte le pau- se, molti i ripensamenti durante questi anni. Come recuperare e condividere una memoria? Lunghe e difficili le ricerche. Le immagini si susseguono. Nella sovrapposizione delle carte, emerge il verde sacrificato. Sono gli orti conventuali, gli spazi verdi condominiali che si restringono progressivamente sotto l’avanzata del cemento. Documento fondamentale, la mappa del Duca di Noja, risalente al 1775, che mostra un asse stradale che si inerpica sulla collina e termina nel vallone della Sanità. Ben altra cosa rispetto a oggi. Quella che conosciamo è la via che nasce agli inizi del XIX secolo secondo i progetti urbanistici che portarono alla realizzazione di un’arteria stradale il cui scopo era congiungere il centro con la allora periferica zona di Capodimonte che era tra l’altro sede del palazzo divenuto con i francesi residenza reale. Il confronto con il passato è il primo step di «Voi siete qui», che è un progetto (realizzato in collaborazione con Fondazione Morra, Intragallery e Dafna home gallery) di «riappropriazione storica», sottolinea Giliberti, «e di presa di coscienza del luogo fisico e dei suoi progressivi cambiamenti». Ci sarà poi l’intervento artistico più vistoso: la facciata del palazzo dove è vissuto e morto Giacomo Leopardi ridipinta con i versi di «I nuovi credenti», l’ultima parte dei «Canti», la raccolta più corposa della produzione poetica del recanatese che elenca i quartieri storici della città. Sarà un’operazione complessa e costosa. L’assessore comunale alla cultura e al turismo Nino Daniele è entusiasta, assicura subito il suo appoggio. L’ultima parte del lavoro sarà la pubblicazione di un libro che racchiuderà la storia di tutte le famiglie di quel pezzo di Santa Teresa. Quelle di Vico Pero, Vico Cimitile e Vico Noce.