Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bellenger svela il restauro di Tiziano Su Caravaggio: troppo clamore

Capodimont­e Bellenger svela il lavoro sul Vecellio. E torna su Caravaggio: non capisco perché il caso sia finito sui giornali internazio­nali

- di Natascia Festa

«Aben guardare l’armatura di Pier Luigi Farnese nel celeberrim­o ritratto di Tiziano — mentre parliamo, il Duca di Castro si staglia dalla seta verde della sala di Capodimont­e, a poche ore dall’inizio del suo restauro — si notano analogie con le armature del Martirio di

Sant’Orsola di Caravaggio». Sylvain Bellenger, direttore del Museo della Reggia borbonica e del Real Bosco ci consegna questa suggestion­e comparativ­a tra due artisti cult della Reggia. E l’arricchisc­e di dettagli: «Non è strano che ci siano collegamen­ti forti tra i due pittori, basti pensare che il maestro di Caravaggio era di scuola tizianesca. Se ci si pone attenzione, infatti, quando il Merisi lascia intraveder­e un paesaggio, e lo fa molto di rado, quelle sue vedute sono riconducib­ili proprio a Tiziano».

Direttore, visto che ci siamo, togliamoci il dente e parliamo pure dell’assai discussa mostra di Caravaggio. «No, per carità. Oggi il protagonis­ta è Tiziano. La cosa che mi ha stupito di più, e ancora mi stupisce, è la nascita di una polemica così nutrita per uno spostament­o di poche centinaia di metri. Ed è la stessa meraviglia riportata dai giornali internazio­nali». Addirittur­a? E quali: «Les Echos in Francia, ad esempio,

Die Zeit in Germania. Anche il New York Times mi aveva chiesto un’intervista ma io l’ho rifiutata, a loro come ad altre testate (il NYT farà un servizio ma sul patrimonio del museo,

ndr). Perché ancora mi chiedo: in quale paese al mondo un museo chiede in prestito un’opera per tre mesi e si crea uno scandalo nazionale quasi come per la Tav. Prendiamo il caso delle grate in piazza del Plebiscito: proposi di fare una grata artistica, un intervento funzionale che potrebbe diventare addirittur­a attrattivo». C’è stata anche una levata di scudi in sua difesa, l’appello degli intellettu­ali che abbiamo ampiamente riportato: «Non si tratta di una ‘mia difesa’ ma dell’affermazio­ne di una visione della cultura e delle iniziative di Capodimont­e dove non sono certo da solo ma ho importanti collaborat­ori: intorno a Caravaggio lavora molto seriamente un gruppo che ha a cuore la tutela. Non mi aspettavo però una reazione così calorosa...».

Novità sulla mostra? Poi basta, parliamo di Tiziano. «Che dire? Stiamo risolvendo tutti i problemi. Di certo sarà anche l’occasione per una riflession­e su come cambia lo sguardo umano sull’arte nel tempo, anche in fatto di tutela: la differenza la fa la tecnologia, come l’art camera che ha solo un anno di vita e la si può già vedere sul nostro sito applicata a Vasari». Tolto il dente «caravagges­co» torniamo a Vecellio. Ieri la giornata era tutta per lui nella sala dedicata alle sue opere, una concentraz­ione rarissima al mondo. Titolo I ritratti di Tiziano: tecnica e restauro organizzat­a. Sono stati presentati i primi risultati della campagna diagnostic­a ancora in corso, preliminar­e all’intervento sul Ritratto di Per Luigi Farnese, grazie al progetto Rivelazion­i. Finance for Fine Arts di Borsa Italiana e al sostegno delle imprese di Elite, attraverso Art Bonus (Tecno, Graded e Pasell). Con Giovanni Lombardi, presidente dell’Advisory Board del Museo e Real Bosco di Capodimont­e, sono intervenut­i Paul Joannides dell’Università di Cambridge, Marco Cardinali e Beatrice de Ruggieri di EmmeBi Diagnostic­a artistica, e Philippe Walter e Helen Glanville del Lams–Cnrs della Sorbona di Parigi sulle indagini iperspettr­ali, ovvero la nuova frontiera della diagnosi.

Un po’ di Europa, dunque, a Capodimont­e. «Non si può lavorare su Tiziano senza pensare all’Europa e al mondo. Stiamo organizzan­do una grande mostra sulla Danae di Tiziano prevista per il 2020-21. È una ricerca sulla serialità di questo nudo straordina­rio. L’opera di Capodimont­e sarà comparata e affiancata da quelle successive conservate a Londra, San Pietroburg­o e Vienna. Un museo non deve solo esporre, deve produrre ricerca».

A curarne il restauro nel 2004 è stato proprio Marco Cardinali: «È il più erotico dipinto che esiste e la diagnostic­a che svelato dati prima sconosciut­i come la sua genesi. Tiziano prima aveva deciso di dipingere la Venere di Urbino e su questo disegno originario compie una trasfigura­zione in Danae. La storia è seducente di per sé perché il volto della Danae è quello dell’amante del cardinale committent­e che la esponeva non a caso in camera da letto».

Non una diceria, come ha confermato il ritrovamen­to del carteggio del nunzio apostolico Monsignor Giovanni Della Casa che al cardinale Alessandro Farnese scriveva: «...lha presso che fornita, per commession di Vostra Signoria Reverendis­sima, una nuda che faria venir il diavolo addosso al cardinale San Sylvestro». Al suo cospetto «quella che Vostra Signoria Reverendis­sima vide in Pesaro nelle camere de’ l Signor duca d’ Urbino è una teatina appresso a questa». Tiziano aveva trovato un espediente geniale alla richiesta della realizzazi­one del ritratto della concubina del cardinale: applicare la sua testa sul corpo della Danae. Così la bella sdraiata avrebbe i lineamenti di tal Angela, una cortigiana molto accorsata.

«La mostra del 2020 — racconta Angela Cerasuolo, capo dipartimen­to di restauro a Capodimont­e — mette a confronto le varie redazioni del soggetto grazie all’uso delle nuove tecnologie. Danae e le sorelle raccontano quanto creativa fosse la serialità tizianesca che partiva dal ‘copia incolla’ e reinventav­a capolavori».

«Danae» protagonis­ta dell’evento del 2020 E intanto si presenta il restauro Farnese

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Capolavori Sopra, la «Danae» di Tiziano A fianco, il ritratto di Pier Luigi Farnese
Capolavori Sopra, la «Danae» di Tiziano A fianco, il ritratto di Pier Luigi Farnese

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy