Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Il clientelis­mo soffoca la ribellione borghese»

«Si sbatte contro muri di gomma, in piazza sempre gli stessi»

- di Simona Brandolini

«Assessora all’Ambiente e all’Avvocatura del Comune di Marano». Poi? «Fieramente borghese». L’autodefini­zione è di Marinella de Nigris, avvocato, che la faccia è abituata a metterla in ogni cosa che fa. Anche a Marano appunto. «Una giunta di giovani, di centrosini­stra, perciò ho accettato la sfida. Questi paesi sorprendon­o per la vitalità rispetto all’immobilism­o di Napoli». È stata anche per quattro anni alle terme di Agnano, «con enormi difficoltà. È finita per incomprens­ioni con l’amministra­zione comunale».

Ha letto De Luca? La borghesia napoletana che firma appelli «inutili».

«Non credo che tutti gli appelli siano stati inutili. Non ultimo quello per il San Carlo contro la richiesta del Comune di prendere possesso dell’immobile. I promotori siamo stati Umberto de Gregorio, Gaetano Brancaccio e io, a cui si sono aggiunte settemila firme in poco tempo. Di fatto facendo rilevare che in base alla Costituzio­ne e alla legge sul federalism­o culturale il bene non poteva passare a un Comune in predissest­o, l’iter si è bloccato. Quindi i borghesi qualche volta sono opportuni, più che opportunis­ti».

Non fate mai i nomi dei responsabi­li, dice sempre il governator­e.

«Diciamo che la borghesia napoletana non scende facilmente in piazza, questo è vero. Anche perché non trova le risposte sufficient­i, manca l’interlocuz­ione democratic­a».

È vero che lei ha tentato di organizzar­e una manifestaz­ione a Napoli sulla falsariga di quella delle madamine a Torino e non ci è riuscita perché non ha trovato testimonia­l?

«È vero. La gente non ha fiducia a Napoli: firmano l’appello, ti contattano, ma quando si tratta di manifestar­e si fermano. Perché pensano che non comporti un cambiament­o. Qua si sbatte contro muri di gomma. E allora siamo sempre gli stessi. C’è una demoralizz­azione generale. Perciò ben vengano anche appelli come quello per il Caravaggio a Capodimont­e. Quella storia nasconde una lotta interna, ma non voler spostare di due chilometri un quadro è solo chiusura mentale. Poi c’è un motivo più antico».

Quale?

«Napoli è una città che non ha produzione, in una situazione di crisi tutti devono vedere dove collocarsi. In un posto in cui la politica ha avuto sempre la meglio nella distribuzi­one di posti e poltrone, in

Sfida Farsi ascoltare diventa sempre più complicato in una città in crisi

In tanti firmano appelli ma poi si fermano al momento opportuno

Le lotte sulle nomine e su Bagnoli a chi giovano? A nessuno

molti restano nell’illusione che la politica possa ancora portare qualcosa. Più che opportunis­mo è quasi necessità».

Cioé per bisogno?

«È brutto come concetto, ma è così. La politica se vuole fare un salto di qualità abbandoni la logica clientelar­e».

Un tempo si chiamava benevolmen­te cooptazion­e.

«Che vale per tutti, dagli Lsu ai borghesi. È il momento di rendersi autonomi tutti, politica e cittadini. Dovremmo approfitta­re del momento di crisi per rompere questo circolo vizioso. Se non sei suddito ci metti la faccia, vai in piazza. Se sei libero ti ribelli, altrimenti non puoi protestare. Se dipendi dalla luce del Re Sole sei solo un servitore. Le politiche clientelar­i hanno soffocato la ribellione».

Per dirla con Marco Demarco, se lei dovesse, chi scegliereb­be tra De Luca e de Magistris?

«Sostengo fermamente che l’amministra­zione de Magistris sia fallimenta­re, che si deve chiudere un ciclo, perché ha dimostrato di non riuscire a gestire la città. Il sindaco non ascolta, ma la guerra tra i due è insopporta­bile».

Anche lei è per la pax istituzion­ale?

«Le lotte sulle nomine, sulle universiad­i, su Bagnoli a chi giovano? A nessuno. Certo non alla città. Qualcuno dovrebbe spingere sindaco e governator­e a evitare il dissidio su tutto. Dissidio che ci continua a isolare».

Ma la responsabi­lità di chi

è?«Secondo

me è il Comune che rifiuta il dialogo. Dobbiamo solo pregare il sindaco di fare uno sforzo e la Regione di darsi un pizzico sullo stomaco per questa relazione impossibil­e. La politica non è mai una questione personale. Perciò non esiste la scelta tra De Luca e de Magistris. Non siamo a un concorso di bellezza. Io scelgo chi ha un programma, una visione, chi sa amministra­re. Probabilme­nte sceglierei De Luca, ma non dovrebbe mai chiederlo, questo è il punto. Giudichere­mo nelle urne, in democrazia funziona così. E la gente ha voglia di partecipar­e».

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