Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Il clientelismo soffoca la ribellione borghese»
«Si sbatte contro muri di gomma, in piazza sempre gli stessi»
«Assessora all’Ambiente e all’Avvocatura del Comune di Marano». Poi? «Fieramente borghese». L’autodefinizione è di Marinella de Nigris, avvocato, che la faccia è abituata a metterla in ogni cosa che fa. Anche a Marano appunto. «Una giunta di giovani, di centrosinistra, perciò ho accettato la sfida. Questi paesi sorprendono per la vitalità rispetto all’immobilismo di Napoli». È stata anche per quattro anni alle terme di Agnano, «con enormi difficoltà. È finita per incomprensioni con l’amministrazione comunale».
Ha letto De Luca? La borghesia napoletana che firma appelli «inutili».
«Non credo che tutti gli appelli siano stati inutili. Non ultimo quello per il San Carlo contro la richiesta del Comune di prendere possesso dell’immobile. I promotori siamo stati Umberto de Gregorio, Gaetano Brancaccio e io, a cui si sono aggiunte settemila firme in poco tempo. Di fatto facendo rilevare che in base alla Costituzione e alla legge sul federalismo culturale il bene non poteva passare a un Comune in predissesto, l’iter si è bloccato. Quindi i borghesi qualche volta sono opportuni, più che opportunisti».
Non fate mai i nomi dei responsabili, dice sempre il governatore.
«Diciamo che la borghesia napoletana non scende facilmente in piazza, questo è vero. Anche perché non trova le risposte sufficienti, manca l’interlocuzione democratica».
È vero che lei ha tentato di organizzare una manifestazione a Napoli sulla falsariga di quella delle madamine a Torino e non ci è riuscita perché non ha trovato testimonial?
«È vero. La gente non ha fiducia a Napoli: firmano l’appello, ti contattano, ma quando si tratta di manifestare si fermano. Perché pensano che non comporti un cambiamento. Qua si sbatte contro muri di gomma. E allora siamo sempre gli stessi. C’è una demoralizzazione generale. Perciò ben vengano anche appelli come quello per il Caravaggio a Capodimonte. Quella storia nasconde una lotta interna, ma non voler spostare di due chilometri un quadro è solo chiusura mentale. Poi c’è un motivo più antico».
Quale?
«Napoli è una città che non ha produzione, in una situazione di crisi tutti devono vedere dove collocarsi. In un posto in cui la politica ha avuto sempre la meglio nella distribuzione di posti e poltrone, in
Sfida Farsi ascoltare diventa sempre più complicato in una città in crisi
In tanti firmano appelli ma poi si fermano al momento opportuno
Le lotte sulle nomine e su Bagnoli a chi giovano? A nessuno
molti restano nell’illusione che la politica possa ancora portare qualcosa. Più che opportunismo è quasi necessità».
Cioé per bisogno?
«È brutto come concetto, ma è così. La politica se vuole fare un salto di qualità abbandoni la logica clientelare».
Un tempo si chiamava benevolmente cooptazione.
«Che vale per tutti, dagli Lsu ai borghesi. È il momento di rendersi autonomi tutti, politica e cittadini. Dovremmo approfittare del momento di crisi per rompere questo circolo vizioso. Se non sei suddito ci metti la faccia, vai in piazza. Se sei libero ti ribelli, altrimenti non puoi protestare. Se dipendi dalla luce del Re Sole sei solo un servitore. Le politiche clientelari hanno soffocato la ribellione».
Per dirla con Marco Demarco, se lei dovesse, chi sceglierebbe tra De Luca e de Magistris?
«Sostengo fermamente che l’amministrazione de Magistris sia fallimentare, che si deve chiudere un ciclo, perché ha dimostrato di non riuscire a gestire la città. Il sindaco non ascolta, ma la guerra tra i due è insopportabile».
Anche lei è per la pax istituzionale?
«Le lotte sulle nomine, sulle universiadi, su Bagnoli a chi giovano? A nessuno. Certo non alla città. Qualcuno dovrebbe spingere sindaco e governatore a evitare il dissidio su tutto. Dissidio che ci continua a isolare».
Ma la responsabilità di chi
è?«Secondo
me è il Comune che rifiuta il dialogo. Dobbiamo solo pregare il sindaco di fare uno sforzo e la Regione di darsi un pizzico sullo stomaco per questa relazione impossibile. La politica non è mai una questione personale. Perciò non esiste la scelta tra De Luca e de Magistris. Non siamo a un concorso di bellezza. Io scelgo chi ha un programma, una visione, chi sa amministrare. Probabilmente sceglierei De Luca, ma non dovrebbe mai chiederlo, questo è il punto. Giudicheremo nelle urne, in democrazia funziona così. E la gente ha voglia di partecipare».