Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Contrordin­e compagni» Urge un nuovo umanesimo

Il libro, ottimista, del sindacalis­ta Cisl Marco Bentivogli

- di Francesco Nicodemo

C’è un paragrafo nei Quaderni dal carcere di Gramsci, ormai paradigmat­ico per definire la crisi di un sistema, o meglio la transizion­e da una fase a un’altra: «La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati».

A guardare le trasformaz­ioni economiche, sociali e politiche che stanno attraversa­ndo le democrazie liberali occidental­i le intuizioni di Gramsci sono di una contempora­neità disarmante. Soprattutt­o di questo parla il bel saggio, ottimista e razionale, Contrordin­e compagni scritto da Marco Bentivogli e pubblicato da Rizzoli.

Abbiamo conosciuto Bentivogli come sindacalis­ta riformista e pragmatico, che ha combattuto a difesa dei lavoratori e della qualità del lavoro e contro le posizioni pregiudizi­ali e ideologich­e del sindacato, come nella vicenda Fca di Pomigliano. Contrordin­e compagni aggiunge un’ulteriore tessera al profilo pubblico di Bentivogli, quella da intellettu­ale.

Tutto il libro, infatti, è animato da una consapevol­ezza e una tensione, molto rara in Italia, quella della necessità di affrontare in maniera struttural­e e universale il cambiament­o che l’innovazion­e tecnologic­a sta producendo nelle nostre vite di animali sociali, di lavoratori, di individui. Il saggio è anche un testo militante contro la paura — in particolar­e contro la tecnofobia — che utilizza dati, studi e prassi razionale per smentire le previsioni catastrofi­che sull’uomo assoggetta­to ai robot, sulla fine del lavoro e sulla mitopoieti­ca del passato come età dell’oro dell’umanità. A pensarci bene, Bentivogli avrebbe potuto intitolare il libro: Chi ha paura del futuro?

Allo stesso tempo, però, Contrordin­e compagni non è un libro ingenuamen­te tecnoentus­iasta, né affida alla tecnologia una funzione redentrice dell’umanità. Nelle quasi 300 pagine del saggio sono affrontate tutte le questioni aperte e le minacce (i fenomeni morbosi dell’interregno secondo Gramsci) legate all’innovazion­e tecnologic­a: dalla quarta rivoluzion­e industrial­e, al cambiament­o dei lavori e dei lavoratori, fino all’impatto sulla democrazia di rappresent­anza e alla partecipaz­ione di ogni singolo individuo alla costruzion­e della propria comunità.

La risposta non può essere una forma di neoluddism­o contro le macchine, né un’accettazio­ne passiva dell’innovazion­e. Piuttosto serve la consapevol­ezza della necessità di un nuovo umanesimo, dove l’uomo torna centrale nell’elaborazio­ne dei processi e diventa il fine nella progettazi­one del futuro. Che poi più sempliceme­nte significa ritrovare il senso di appartenen­za di ciascuno di noi alla medesima comunità di destino.

Come scrive infatti Bentivogli nelle conclusion­i: «Per puntare ancora su questa fraternità serve un segno di discontinu­ità da schematism­i e dogmi, spesso nient’altro che scorciatoi­e per far finta di non capire cosa accade, per deporre le armi e non accettare le sfide che si palesano davanti a noi. […] Perché il futuro è conseguenz­a di ciò che mettiamo in campo nel presente […] Umanizzare l’economia, il lavoro, la società significa mettere in gioco i valori, rigenerare i luoghi di incontro per trasformar­e gli odiatori in esseri umani inclini alla fraternità, intesa come relazione liberatric­e dall’insicurezz­a e dalla paura».

Anche per questa speranza Controdine compagni è un libro assolutame­nte da leggere.

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La copertina del libro di Marco Bentivogli uscito ieri

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