Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mastandrea: «Qui il pubblico non ha rispetto per gli attori»

Il regista all’Astra con gli studenti della Federico II

- Di Anna Paola Merone

Valerio Mastandrea ha incontrato gli studenti della Federico II al cinema Astra in occasione della presentazi­one in città del suo film, «Ride». L’attore e regista: «Il pubblico napoletano non ha rispetto per gli attori, all’Augusteo per «Rugantino» arrivò con un’ora e venti di ritardo e non si fece una risata».

«Il teatro? È da un po’ che non lo faccio. Forse perché non ho trovato qualcosa che sento davvero come mia. Certo poi ho fatto anche “Rugantino”, che non è uno spettacolo mio ma che è un grande lavoro di Garinei e Giovannini. Anzi, con Rugantino ricordo di essere venuto a Napoli, all’Augusteo...». Pausa. Valerio Mastandrea fa girare lo sguardo sugli universita­ri che al cinema Astra, in via Mezzocanno­ne a Napoli, sono accorsi a seguire un incontro organizzat­o dalla Federico II con lui in occasione della presentazi­one in città del suo film, «Ride». Poi prosegue.

«All’Augusteo la prima incominciò alle 22.20. Era prevista alle 21. Ma niente: quello napoletano è un pubblico che non ha rispetto. Lo dico, tanto in platea c’era gente di 90 anni che magari ora non c’è più. Certo è che non si sono fatti neanche una risata, e sì che “Rugantino” è uno spettacolo rodato. Salvo poi a fine serata accalcarsi fuori dal camerino».

Voce fuori dal coro quella dell’attore romano, candidato con «Ride» ai David di Donatello come miglior regista emergente. «Emergente a 47 anni fa un po’ ridere — dice —. Ma dopo aver fatto questo film ho capito che devo continuare a fare l’attore. È faticosiss­imo e poi tendo a dare una mia idea a chi lavora con me molto debordante. Renato Carpentier­i me lo ha detto: io non sono te».

I ragazzi ridono, applaudono, partecipan­o con slancio ad un incontro introdotto da Anna Masecchia e fanno paAntonell­a rallelismi con Massimo Troisi. L’appuntamen­to si apre con un video intitolato «Un attore dal multiforme ingegno», che racconta per spezzoni cinematogr­afici la carriera di Mastandrea che promette: «mai più film che non sento. Ne ho scelti alcuni perché pensavo che sarebbe stato giusto lavorare per quel regista o interpreta­re quella storia. Non mi hanno lasciato niente. Un attore come me, lontanissi­mo da quello che è un attore vero, deve fare quello che sente. Io sono uno rabbioso, non nel senso di bava alla bocca, ma nel senso che devo sentirmi addosso una storia. Appartener­le».

In serata il (neo) regista si sposta al cinema Vittoria al Vomero per salutare il pubblico prima delle proiezioni serali del suo film presentato da Di Nocera e Mario Violini. «È una storia che volevo raccontare, volevo alzare il velo sulla difficoltà di stare male in un mondo che ci propone la felicità sempre e comunque. Con i social che ci impongono sentimenti e modelli di comportame­nto e che fanno montare una tremenda solitudine».

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Con studenti Valerio Mastandrea ieri pomeriggio con gli universita­ri della Federico II

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