Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Il governatore sbaglia Chi produce ci mette la faccia»
«In questo momento la classe dirigente viene vista come quella che non si mette in gioco, e non solo da parte del governatore. Io contrasto questo mood, perché chi ha un’attività produttiva nel nostro territorio, dà un contributo sempre, ci mette la faccia ogni giorno».
NAPOLI Vito Grassi, presidente degli industriali campani e napoletani. Chi è più borghese di lei?
«Non so cosa significhi essere borghese».
Testualmente chi detiene il potere economico. Dunque lei lo è.
«Vede in questo momento la classe imprenditoriale viene additata come élite, nel senso deteriore del termine, come se chi produce vivesse di chissà quali agevolazioni o privilegi. Invece combattiamo come tutti. Anzi, in un momento di crisi, ancor di più. Dobbiamo innovare, investire con meno risorse. Le imprese che escono da questa crisi saranno più forti. Ma sa cosa manca in questo paese e in questo territorio?».
Cosa?
«Il concetto di cultura di impresa, basato sul merito, sulla propensione al rischio, sulla responsabilità. Quello che facciamo quotidianamente, il nostro valore aggiunto, è armonizzare interessi spesso opposti. Dovrebbe essere un modello culturale che andrebbe insegnato a tutti i livelli».
Visto che non le piace il termine borghese, lei concorderà fa parte della classe dirigente di questa città. Per il governatore spesso «opportunista», «vile». Cosa ne pensa?
«In questo momento la classe dirigente viene vista come quella che non si mette in gioco, e non solo da parte del governatore. Io contrasto fortemente questo mood, perché chi ha un’attività produttiva nel nostro territorio, dà un contributo sempre, ci mette la faccia ogni giorno. Noi non abbiamo e non dobbiamo avere deleghe o mission politiche, facciamo il nostro mestiere, non vogliamo avere un ruolo di supplenza».
Però lei non ha mai firmato
non ci creda, ma perché rappresento più anime».
Ma trova inutile un appello per il San Carlo, piuttosto che per le griglie del Plebiscito o il Caravaggio a Capodimonte?
«Non sono mai inutili. È un modo di partecipare intelligente, democratico, libero, uno delle conquiste del mondo occidentale, non lo affossiamo. È un modo onesto e leale di far sentire la propria voce».
Ieri in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, Marinella de Nigris ha lamentato però la difficoltà di organizzare manifestazioni di piazza. Dice perché i napoletani sono demoralizzati.
posti peggiori dove vivere, anzi penso che sia la città con più futuro di tutte».
Se le dicessero di scegliere tra il governatore e il sindaco?
«Spero che nessuno mai proponga una scelta del genere. Ogni cittadino ha bisogno delle istituzioni per vivere bene. Ognuno facesse il proprio mestiere nel rispetto dei ruoli. La competizione, anche politica, è un’altra cosa. È il sale del mercato. È stimolante alzare l’asticella. Ma il conflitto è un indebolimento del territorio: significa minore attrattività per chi vuole investire e quindi meno lavoro. Nessuno può farsi maestro. Ma l’assunzione di responsabilità è necessaria da parte di tutti».
Quali sono le scelte politiche che danneggiano le imprese?
«In linea generale in politica il sentiment ormai condiziona le scelte. Mi spiego meglio. A me piacciono programmi di medio e lungo termine. Assistiamo ad avvicendamenti politici continui, dove si mettono in discussione tutti i piani precedenti. È inaccettabile che il sentiment elettorale blocchi i cantieri. Siamo tutti alla ricerca di nuovi modelli di governance del territorio, i vecchi schemi sono superati e i nuovi non sono affidabili. È un momento di trasformazione che non deve far paura, è un’opportunità per tutti. Ma più di tutto c’è una cosa che non giova».
A cosa si riferisce?
«Al clima da campagna elettorale perenne che non è positivo a tutti i livelli, nazionale e locale. Il Mezzogiorno deve essere una priorità nazionale. Si sta facendo assai poco. Si continua a fare davvero poco».
” De Luca sbaglia Altro che borghesia vigliacca Chi produce è abituato a combattere e a metterci la faccia
Gli appelli non sono mai inutili È un modo di partecipare intelligente, democratico, libero per farsi sentire