Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Luca: per il teatro San Carlo pronti ad aprire a sponsor privati
Incontro con Boccia, si cercano «gruppi nazionali»
De Luca torna ad accusare il Comune che sul San Carlo investe poco. «Ieri ho parlato del teatro con il presidente di Confindustria Enzo Boccia. La Regione coinvolgerà anche gruppi imprenditoriali nazionali, pubblici e privati. Stiamo facendo di tutto per dare una mano a un’istituzione come il San Carlo, ma tutti devono fare il proprio dovere». De Luca ha parlato di «apertura anche a sponsor privati», sottolineando che «non è un periodo facile neanche alla Scala, che ha il sostegno di Rolex, Eni, Banca Intesa. Mettiamo in campo tutto quello che possiamo per evitare che il San Carlo vada in crisi».
Contrattacco di Vincenzo
NAPOLI De Luca sul fronte del San Carlo. Il governatore è tornato ieri sulla questione dei finanziamenti al Massimo napoletano, replicando al direttore generale del Comune Attilio Auricchio. Che da tempo ripete che la Regione si limita a girare al Lirico i fondi del Pac cultura che sarebbero comunque destinati agli enti locali. E che sta lavorando al progetto del sindaco Luigi de Magistris finalizzato all’acquisizione del teatro al patrimonio comunale.
Per De Luca, affermare che la Regione versa al San Carlo fondi europei «è una stupidaggine tripla». E ha spiegato: «I fondi europei non hanno un vincolo di destinazione e quando arrivano devi decidere dove e come usarli. Anche il Comune ha avuto fondi per un miliardo dal Patto per Napoli. Ognuno decide come investirli. In più, la metà del contributo regionale al San Carlo viene da fondi di bilancio. Il problema grave è che il Comune non stanzia niente». E per dare maggiore profondità al suo affondo il governatore ha ricordato: «Come sapete, noi continuiamo a versare il triplo di quanto la Lombardia dà alla Scala di Miliano. Quello che manca è il Comune che stanzia solo 600 mila euro».
Tra palazzo Santa Lucia e palazzo San Giacomo ormai è in atto una vera e propria guerra guerreggiata. «Capisco tutti i problemi finanziari del Comune - ha tuonato De Luca - dissesto, predissesto, debito, però gli stipendi vanno pagati. Se la Regione deve pagare da sola gli stipendi dei dipendenti del San Carlo, di Anm, varare i cantieri della Circumvesuviana e sostenere gli onere delle Universiadi, bene, lo facciamo con entusiasmo e abbiamo confermato al San Carlo che sosterremo tutto, ma è chiaro che c’è un limite oltre il quale si rischia di mandare in crisi le istituzioni». Per dare maggiore incisività a queste ultime affermazioni De Luca è entrato nel dettaglio. «Solo per la cultura destiniamo 10 milioni al San Carlo, 4 e mezzo al Mercadante, 5 al Napoli Teatro Festival. Fermiamoci un attimo. Ho la sensazione che questa idea di regione che paga tutto, per sempre e per tutti sia profondamente sbagliata. Anche la Regione fa i conti con il bilancio. Sarebbe ragionevole fermarsi e fare una programmazione a 2-3 anni». Il presidente della Regione ha rivelato di aver incontrato i dipendenti del Massimo. «Noi manterremo il nostro impegno. Li ho incontrati prima delle prove, spiegando la situazione finanziaria sulla quale si regge il teatro, chiedendo a tutti di essere consapevoli perché non può essere solo la Regione a sostenere il San Carlo. Noi continuiamo a versare il triplo di quanto la Lombardia dà alla Scala di Milano. Quello che manca è il Comune di napoli che stanzia 600 mila eu- ro. Questo è insostenibile, bisogna riequilibrare le risorse». Il governatore ha anche indicato il coinvolgimento di investitori privati quale soluzione strategica del problema finanziario. «Martedì ho parlato del teatro con il presidente di Confindustria Enzo Boccia. La Regione coinvolgerà anche gruppi nazionali pubblici e privati. Stiamo facendo di tutto per dare una mano a un’istituzione italiana come il San Carlo». Ancora un richiamo all’ente lirico milanese. «Non è un periodo facile - ha detto neanche alla Scala, che ha il sostegno di Rolex, Eni, Banca Intesa. Grandi finanziamenti non arrivano neanche lì, ma mettiamo in campo tutto quello che possiamo per evitare che il San Carlo vada in crisi, ipotesi possibile se rimane solo la Regione Campania».
La situazione è realmente critica. La Camera di commercio di Napoli, in polemica con la sovrintendente Rosanna Purchia ha già annunciato il disimpegno dall’ente lirico. «Siamo per la cultura», ha precisato il presidente Ciro Fiola: «Non volevamo arrivare a tanto. Ma il rapporto poco istituzionale col San Carlo ci ha portato a una visione diversa della cultura. Cultura sono 40 teatri delle provincia di Napoli. Trentanove di questi resistono con le loro forze e grazie ai cittadini che li sostengono. Da oggi in poi i fondi andranno a tutti i teatri». A questo proposito De Luca ha annunciato che lavorerà per disinnescare la bomba. «La prossima settimana - ha affermato il governatore - avremo un incontro con la Camera di commercio e discuteremo anche della scelta da loro fatta di cui non conosco le ragioni».
Intanto il Comune marcia verso l’obiettivo di assicurare una nuova governance al Massimo, con l’esclusione della Regione Campania dalla stanza dei bottoni. Auricchio, il braccio destro del sindaco, è stato chiaro. «Quando noi diventeremo - ha affermato - i proprietari del teatro, si può immaginare una riprogrammazione della composizione della Fondazione. La Regione potrà continuare a svolgere il suo ruolo di programmazione dei fondi destinati alla cultura, senza per questo, però, far parte della governance».
L’incontro
Ho parlato del teatro con il presidente Enzo Boccia, coinvolgeremo anche gruppi nazionali