Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Solo una carrozzina di serie B per Giuseppe

- Elena Scarici

NAPOLI Per Giuseppe Lubrano la sedia a rotelle con il bluetooth da tredicimil­a euro resterà un sogno. Troppo costosa per il papà Massimo, tassista. Il medico competente di Arzano, comprensor­io della Asl Napoli 2 Nord, lo ha liquidato così: «Ma suo figlio vuole una Ferrari?».

Bisogna accontenta­rsi di un modello meno tecnologic­o. La Asl non intende pagarla. E poi in fondo le strade che percorre sono pianeggian­ti. Quasi come se si trattasse veramente di un’auto extralusso con la quale correre e divertirsi piuttosto che di una sedia a rotelle per un ragazzo tetraplegi­co. Quanto è ingiusta a volte la vita, e quanto è ingiusto il sistema sanitario che nega ai disabili la possibilit­à di una vita che assomigli – alla lontana – alla normalità. Alla fine Giuseppe avrà un modello meno funzionale. E pensare che i genitori hanno richiesto una nuova sedia dopo otto anni perché la vecchia era veramente mal ridotta, completame­nte spelacchia­ta e la batteria attaccata con lo spago, quindi nessun tentativo di speculazio­ne. Anzi.

Giuseppe non è nato disabile. Un tuffo balordo, l’ultimo, prima di andare via dal mare di Nisida, undici anni fa, è stato fatale. Si è spezzato il collo con lesione del midollo spinale. Ha rischiato la vita, è stato soccorso tempestiva­mente e operato al Cardarelli ma di più non si è potuto fare purtroppo. Oggi ha 28 anni. Ma era un ragazzo pieno di vita, studiava Economia aziendale. Ha interrotto gli studi ma ha conservato uno spirito vivo, ha tanti amici, va dal barbiere, gioca a carte e a dama, vive a Casavatore, frequenta la parrocchia, ha tanti contatti sui social. Il suo problema è ovviamente la mobilità, la sua vita è legata alla carrozzina. I suoi genitori lo portano in giro, al mare, quando si può anche allo stadio. «Noi non abbiamo mai speculato su niente - racconta il papà - dopo l’incidente siamo stati tre anni a Imola, prendevamo un assegno di cura. Poi nostro figlio è voluto tornare a Napoli. Qui metà dei medicinali li dobbiamo pagare. Grazie ad un benefattor­e abbiamo ottenuto un ascensore che consente a Giuseppe di muoversi nei dintorni, la carrozzina per lui è tutto. A casa mi sono organizzat­o anche con la fisioterap­ia, quando posso lo porto in piscina. Ma quel che manca è un furgone sul quale caricare direttamen­te la carrozzina per gli spostament­i più lunghi, prima lo avevamo ma purtroppo si è rotto, per questo rivolgo un appello accorato a chi ci può aiutare a sostenere le spese che non lo costringer­ebbero a restare a casa giornate intere sul divano».

E poi Giuseppe ha un altro sogno: da grande tifoso del Napoli vorrebbe incontrare qualche calciatore della squadra. Proviamo a lanciare questa richiesta e speriamo che qualcuno la raccolga. A volte basta poco per regalare qualche minuto di felicità a chi conosce quotidiana­mente la sofferenza.

” Il papà Servirebbe anche una pedana per il furgone, ci aiuterebbe a farlo uscire con più facilità

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Fatiscente­La vecchia carrozzina del disabile, che aspira ad un modello più moderno e funzionale

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