Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Umberto Ranieri ha ragione, serve una sollevazione civica
Paolo Macry forse dall’alto della sua esperienza e della sua formazione la fa davvero nera, rigettando la proposta che Umberto Ranieri ha fatto su queste colonne, quella di avviare a Napoli un movimento civico in vista della prossima tornata amministrativa. Ritengo che dinanzi a un quadro deficitario della politica, basta guardare a ciò che è avvenuto in queste settimane prima delle elezioni europee, non ci sono molte altre strade praticabili.
Praticamente della scadenza elettorale non se n’è accorto quasi nessuno. I partiti davvero sono poca cosa e la gente stenta a riconoscerli. Resta vivo solo quel seguito elettorale animato da un filone politico, piuttosto strumentale, che sa terribilmente di vecchio.
Serve invece una sollevazione degli animi, piuttosto incupiti e refrattari a una discesa in campo. Manca vivacità e briosità verso il bene comune, ma ciò, si sa, va coltivato.
L’invito di Ranieri con tutti i pro e i contro non può non essere accolto. Non ci sono altre strade, altrimenti quello che è stato lo spettacolo andato in scena da circa venti anni a questa parte inevitabilmente si replicherà. E staremo, ahimè, nuovamente a commentarlo negativamente. Su una cosa, tuttavia, mi trovo concorde con Macry, che manca un leader, una persona carismatica che sappia suscitare emozioni e passioni. Non si intravede neanche all’orizzonte, ma forse Napoli, riconosciuta dal possedere mille risorse, potrà pure trovarla strada facendo. Non bisogna fasciarsi la testa prima di iniziare.
Si tratta di un napoletano che abbia voglia di mettersi a servizio della comunità e sappia lavorare per l’interesse generale. È ben vero d’altronde, per come si è caduti in basso, che non c’è più abbastanza tempo a disposizione. Il bisogno di cambiare passo deve rappresentare la molla da fare scattare facendo emergere i tanti, ne sono certo, che pur avendo voglia di impegnarsi per il rilancio della città hanno preferito in questi anni di mettersi da parte.
Le persone vanno incuriosite e appassionate attorno a un progetto che le voglia rendere protagoniste prima e dopo la scadenza elettorale. Nessuno deve sentirsi usato e poi gettato. Va ripreso un dialogo con la gente che non crede più assolutamente alla possibilità di cambiare e questo non può che passare per un movimento che guardi con cura verso il basso.