Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Luca chiama i giornalist­i «farabutti» e bacchetta chi ha «ospitato» Grillo

Annunciati provvedime­nti disciplina­ri contro i direttori generali degli ospedali di Avellino e Ariano Irpino

- Di Angelo Agrippa Simona Brandolini­i

NAPOLI Nel mirino di Vincenzo De Luca, ora, non vi sono soltanto il vicepremie­r Luigi Di Maio che difende la legge sull’abuso di ufficio e il ministro dell’Interno Matteo Salvini che sarebbe stato indotto da una fake news ad «esporsi al ridicolo» con la promessa di «fornire al Cardarelli le lenzuola delle Protezione civile, proprio lui che con le lenzuola ai balconi da tutta Italia riceve, ogni giorno, messaggi di affetto». Ma quei «farabutti» dei giornalist­i che lavorano soltanto per «provocare scandalo». E poi i direttori generali dell’Ospedale Moscati di Avellino, Angelo Percopo, e dell’Ospedale Frangipane di Ariano Irpino, Maria Morgante, colpevoli, a suo dire, di non avere ottemperat­o alla direttiva emanata per impedire che si facesse campagna elettorale nelle strutture sanitarie pubbliche, accogliend­o la visita del ministro della Salute, Giulia Grillo, e di altri parlamenta­ri dei 5 stelle. «Prenderemo provvedime­nti disciplina­ri – ha detto il governator­e in un convegno a Salerno – nei confronti di chi non si è opposto alla visita elettorale di questi politicant­i».

Per poi ribadire dal suo pulpito di Lira tv che “la cosa più incivile di questi giorni è stata la visita del ministro della Salute per fare propaganda politica nell’ospedale Moscati di Avellino, dove ha contato sulla irresponsa­bilità del dirigente del presidio che avrebbe dovuto impedire la passerella elettorale, e ad Ariano Irpino. Guarda caso nei due Comuni dove si vota per le elezioni amministra­tive. Una cosa che non si faceva nemmeno nei periodi più bui della prima Repubblica».

Sul capo dei due manager, adesso, rischia di abbattersi la mannaia del mancato rinnovo dell’incarico, dato che a luglio prossimo scade il loro contratto triennale. La valutazion­e sul loro operato, peraltro, sarà affidata anche ad un tavolo tecnico. Ma la censura del commissari­o-governator­e potrebbe essere dietro l’angolo. Il dg del Moscati, Percopo, si difende: «In ospedale ad Avellino non sono venuti i candidati, ma il ministro della Salute, il sottosegre­tario Sibilia e altri due parlamenta­ri. Dunque, esclusivam­ente i rappresent­anti istituzion­ali. Gli eventuali motivi di opportunit­à riguardano la sensibilit­à di chi fa visita ad una struttura sanitaria pubblica. Detto questo – spiega – a

Ume interessa che il ministro Grillo abbia giudicato positivame­nte le condizioni dell’ospedale Moscati e credo che questo sia un dato che dovrebbe far felice anche il presidente De Luca, se è vero che per la responsabi­le della Salute non tutta la sanità campana va a gonfie vele». Medesima replica da Morgante: «Ad Ariano non ho visto alcun candidato. E di certo non potevo sbarrare l’ingresso

n santino elettorale per lanciare una manifestaz­ione che s’è tenuta l’altroieri sera a Ponticelli. È un’iniziativa organizzat­a da Sandro Fucito, candidato alle Europee per la Sinistra. Peccato che faccia da sfondo il murales di Jorit (quello della giovane ragazza rom) che campeggia proprio su un palazzo di Ponticelli. «È come se il mio amico Clementino facesse un concerto in piazza e la Lega Nord utilizzass­e una sua canzone registrata per un comizio di Salvini», sbotta lo street artist tra i più prolifici della scena. Per la serie «ora basta» Jorit ha dato mandato al suo avvocato Sandro Senatore di inviare una diffida al presidente del consiglio comunale partenopeo a evitare d’ora in avanti qualsiasi utilizzo dei murales. «Pubblico — prosegue il giovane artista — non vuol dire che ci puoi fare profitto o campagna elettorale. E poco importa che sia di al ministro della Salute».

Ma è il caso delle lenzuola al Cardarelli ad aver suscitato nuove polemiche. Ancora una volta con i giornalist­i. «Un sistema informativ­o fatto per l’80% di farabutti, per un altro 10% di analfabeti, e salvo il 10% di persone perbene e di grande qualità nel mondo dell’informazio­ne». De Luca, con le sue accuse sparate nel mucchio, ha sinistra. Sinistra, destra, centro, deve passare il principio che si deve interpella­re l’artista anche se di strada». La materia è nuova, non c’è dubbio. Si gioca spesso sull’equivoco che siccome si tratta di un graffito, di un’opera en plein air non ci sia un copyright, non ci sia un diritto d’autore. Senatore ha fatto causa alla Peroni, sempre per conto di Jorit, perché aveva utilizzato come provocato una serie di reazioni. L’Ordine dei giornalist­i ha chiesto che il governator­e rettifichi il suo pensiero e chieda scusa. Mentre i 5 stelle, con la capogruppo regionale Marì Muscarà, gli hanno, invece, ricordato le stagioni del Minculpop e del controllo della informazio­ne. Tuttavia, secondo il presidente della Regione «la notizia da dare non era quella della mancanza di lenzuola. Il commissari­o del Cardarelli ha soltanto raccomanda­to di dare precedenza agli interventi urgenti perché l’impresa di lavanderia stava provando a ricattare il nostro ospedale. Un gruppo di farabutti pretendeva infatti che la sanità campana assumesse tutti i dipendenti della società colpita da interditti­va antimafia, pure quelli impegnati per la Puglia, per la Svizzera, e quindi ci hanno ricattato sulla pelle dei malati». Infine, non poteva mancare l’attenzione per le iniziative di famiglia: «È stata presentata da Piero De Luca -ha concluso una proposta di legge per il riconoscim­ento di ‘Salerno già capitale d’Italia’. Un’iniziativa analoga è stata promossa su Brindisi. Sono d’accordo».

Ci mancherebb­e.

La tendenza è speculare, creare scandalo Adesso ci sono le lenzuola che mancano al Cardarelli Ho spiegato che la notizia da dare non era questa, è falso

sfondo della pubblicità della birra il volto di San Gennaro a Forcella. Dopo mesi l’accordo con la nota azienda dovrebbe chiudersi a giorni. Lì viene contestato l’«utilizzo commercial­e di un’opera d’arte». In questo caso si tratta di un uso per campagna elettorale. «Capisco che ci sia superficia­lità, che non si conoscano certe cose, che la materia, sia nuova — prosegue Jorit —. Ma il principio oltre che condivisib­ile va salvaguard­ato. E poi da artista non mi va di essere strumental­izzato in campagna elettorale da un partito politico». È una semplice diffida. L’avvocato aggiunge: «Basterebbe­ro delle scuse». Che arrivano subito: «Mi dispiace — dice Fucito —, il compagno che cura la comunicazi­one aveva apprezzato la bellezza, ma se ci sono diritti d’autore li verseremo».

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