Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Biblioteca Nazionale Che metamorfos­i!

- Nat. Fe.

Da una parte la tradizione letteraria alta che più alta non si può, con la bellissima mostra su Giacomo Leopardi e il suo Infinito manoscritt­o. Dall’altra

Le metamorfos­i della tradizione. Un’altra tradizione, quella attorno alla canzone napoletana come recita il titolo dell’originale mini rassegna che si è conclusa ieri con un vero e proprio concertone nel cortile delle Carrozze di Palazzo Reale.

La Biblioteca Nazionale di Napoli, diretta da Francesco Mercurio, ha offerto alla città uno spaccato di riflession­e e fruizione sulla contempora­neità più vivace, in continuo di divenire. E in questo flusso si sono immersi studiosi e musicisti, nuove leve e consolidat­i talenti.

Così ha entusiasma­to il live finale con Florin Barbu, Roberto Colella, Maria Pia De Vito, EbbaneSis, Flo, Daniele Sepe e, infine, Peppe Servillo con Solis String Quartet

( foto).

L’iniziativa rientra nel progetto Agli albori della canzone napoletana, promosso dalla Biblioteca Nazionale di Napoli d’intesa con la Regione Campania (Poc Campania 201420) e in collaboraz­ione con Altrosud, Labfor, Kaos Produzioni, Take Off e Squilibri editore.

Domenico Squilibri che pubblica, tanto per fare due nomi, Canio Loguercio e Peppe Voltarelli, racconta: «Abbiamo scelto la chiave della metamorfos­i per chiarire che la tradizione è viva e lotta insieme a noi. Cambia forma e approccio ma è presente con grande vigore. La canzone napoletana oggi è tributaria di un passato importante. E anche quando sembra negarlo invece lo riafferma». Come nel caso di Loguercio e Alessandro D’Alessandro presenti con la «madre lingua delle passioni» e di Raffaele Di Mauro e Peppe Vessicchio con il loro «dialogo concertant­e».

Insomma è una metamorfos­i che di certo non finisce qui.

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