Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La canzone napoletana verso il patrimonio Unesco Venturini: «I pizzaioli sono stati uniti, noi no»
«Dopo la pizza è d’obbligo che anche la canzone napoletana, riconosciuta e amata in tutto il mondo, diventi patrimonio dell’Unesco». Bruno Venturini, uno dei grandi ambasciatori della canzone partenopea nel mondo, lo dirà oggi, dalle 13,25, ospite nella trasmissione di Raitre Mezzogiorno Italia, dove perorerà la causa affinché la nostra canzone entri nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale immateriale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Una «battaglia» culturale che stanno portando avanti anche altri come l’associazione Terra nostra con la Fondazione Fierro e il Comitato per la Canzone classica napoletana patrimonio dell’Unesco. «È mia intenzione — continua il tenore che ha venduto oltre cento milioni di dischi — chiedere un appuntamento a Roma alla sede dell’Unesco per far sì che la nostra arte musicale diventi patrimonio culturale e immateriale della città e del mondo. Così come già accaduto per altre espressioni musicali di un territorio: il Fado in Portogallo e il reggae in Jamaica».
«Ho trovato — continua l’artista — grande sensibilità nelle istituzioni regionali e cittadine, nelle figure del presidente De Luca e del sindaco de Magistris e degli assessori Matera della Regione Campania e di Daniele del Comune di Napoli».
Bruno Venturini, classe 1945, famoso in tutto il mondo per le sue interpretazioni e per l’Antologia della Canzone Napoletana, nominato nel 1995 dal presidente della repubblica Scalfaro Grande Ufficiale della
Cantante Diventi rilevante come il Fado in Portogallo e il reggae in Jamaica