Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Mercatone Uno fallisce, io e mia moglie senza lavoro Oggi non andrò ai seggi»
Pasquale Ferraro è uno dei licenziati dopo il fallimento
NAPOLI «Non andrò a votare. In quattro anni e mezzo nessuno si è fatto vivo e poi in un solo giorno, ieri, sono arrivati i comunicati di Di Maio e di Salvini e siamo andati sui tg nazionali. Manca solo che parlino Calenda e Berlusconi, poi siamo a posto. Guarda caso, prima del voto».
È un sabato pomeriggio preelettorale ma per Pasquale Ferraro, 46 anni, è soprattutto il sabato dell’amarezza nel quale ha perso di nuovo il lavoro. La seconda volta in quattro anni. Addetto vendite al Mercatone Uno di Arzano e rappresentante sindacale per l’Ugl, in mattinata ha ricevuto la telefonata del direttore del punto vendita che invitava lui e gli altri lavoratori a non entrare. «Con i colleghi del primo turno, una ventina – racconta – siamo rimasti fuori. I clienti che avevano pagato acconti sulla merce ma non potevano ritirarla protestavano. Una testa calda ha minacciato che avrebbe fatto intervenire gente, per così dire, di strada per recuperare la sua merce. Ho chiesto ai carabinieri di intervenire, ma non sono venuti. Alle dieci si è presentato il direttore, che vive a Roma, ed ha dato incarico alla cooperativa addetta al montaggio di sigillare gli ingressi con i pannelli di legno».
Giornata da incubo, insomma, come del resto tutta la storia della seconda vita del Mercatone Uno che è fallita di nuovo con il suo carico di 55 negozi e circa 1800 dipendenti in Italia. Una ottantina di questi ultimi ad Arzano, trenta dei quali già in cassa integrazione. «L’incubo – racconta Ferraro – è iniziato venerdì alle undici di sera. Sul nostro gruppo facebook qualcuno ha pubblicato la sentenza del Tribunale di Milano del 23 maggio che decreta il fallimento della Shernon, azienda che aveva acquistato lo scorso anno dalla Mercatone Uno del gruppo Cenni, a sua volta in amministrazione straordinaria. Eppure la settimana scorsa io come gli altri colleghi avevo ricevuto una mail dall’azienda che mi invitava, testualmente, a restare positivo. Desidero ridare dignità e futuro a questo brand, c’era scritto». Firma di Valdero Rigoni. L’uomo che in sella alla Shernon – creata a gennaio 2018 aveva sede a Malta, trasferita a Milano prima del concordato, e ne facevano parte anche la polacca Brw e la turca Dogtas Kelebek, – aveva rilevato il 29 giugno 2018 la creatura di Romano Cenni, in crisi dal 2015, impegnandosi a pagare 25 milioni di euro alla curatela fallimentare per locali e beni distribuiti in tutta Italia e ad assumere le 2000 persone del gruppo.
Impegno in realtà poi disatteso, perché Shernon – nel frattempo i soci polacco e turco si erano sfilati - non ha rispettato i tempi previsti per saldare la caparra di 12,5 milioni ed ha rilevato solo 47 dei 55 negozi Mercatone Uno. «Rileggo quella mail – dice Ferraro – e mi arrabbio. A giugno mia moglie ed io – anche lei lavora al Mercatone - non prenderemo lo stipendio di maggio. Eravamo in part time a 20 ore settimanali e guadagnavamo 850 euro a testa, appena il necessario per vivere con una figlia di undici anni. Non so se e quando recupereremo i soldi del trattamento di fine rapporto. Per fortuna mio suocero ci ha lasciato casa. Spero arrivi presto la cassa integrazione straordinaria. Dovremmo avere 550 euro a testa».
Cercare un altro lavoro non sarà facile. «Quattro anni fa – ricorda – inviai non so quanti curricula. Mi risposero tutti che ero già avanti con l’età. Figuriamoci ora. Magari tornerò al mio primo mestiere, quello di cuoco. Stavo in una tavola calda. Lasciai perché speravo in un lavoro meno sacrificato e più sicuro». Sulla vicenda interviene Gaetano Panico, segretario della Ugl Campania: «Il 30 maggio al ministero dello Sviluppo Economico i sindacati chiederanno la cassa integrazione straordinaria».
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