Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dalla felicità al dramma

- Di Emanuele Imperiali

Ieri mattina al Mercatone Uno di Arzano si sono presentati clienti per ritirare la merce sulla quale avevano già versato acconti nei giorni scorsi e hanno trovato le porte sbarrate.

In alcuni casi se la sono presa con i dipendenti che, a loro volta, erano corsi lì dopo aver ricevuto la sera prima via social network l’avviso di immediato licenziame­nto. Una scena a dir poco kafkiana. Sembra siano trascorsi decenni e invece era stata scattata appena sei mesi fa la foto di gruppo dei 60 lavoratori di Arzano riassunti in primo dicembre 2018, in occasione della riapertura dello store, chiuso dal 2015 in seguito al commissari­amento statale dell’azienda, finita in amministra­zione straordina­ria schiacciat­a da 400 milioni di debiti. In quell’occasione perfino il Cardinale Sepe volle essere presente. Il punto vendita in provincia di Napoli era stato il primo a riaprire, e la nuova proprietà, la Shernon Holding, lo aveva sbandierat­o ai quattro venti. Nell’occasione era stato lanciato sul mercato partenopeo perfino un sofà dal design minimal e accattivan­te di colore azzurro, in onore dei colori della squadra e del cielo di Napoli. Nome di battesimo: Totò! Non ha portato fortuna ne ai lavoratori ne all’azienda. Eppure Mercatone Uno ha fatto la storia del retail made in Italy, è la catena di negozi di arredament­o, nota come l’Ikea italiana dei mobili, che ancora oggi rappresent­a il terzo marchio del settore nel nostro Paese, in termini di notorietà e fatturato. Nessuno si sarebbe aspettato che nemmeno sei mesi dopo i lavoratori sarebbero stati licenziati di punto in bianco, addirittur­a attraverso i social media. Contravven­endo alle più elementari regole del diritto del lavoro, e, per di più, alla vigilia delle elezioni. Le avvisaglie di una probabile tempesta erano nell’aria, tanto è vero che il ministro Di Maio aveva convocato le parti giovedì prossimo, proprio per verificare le condizioni di continuità aziendale, incontro che è stato anticipato a domani.

Nello store di Arzano, quasi 8 mila metri quadri di superficie tra commercial­e e magazzino, erano al lavoro 60 addetti, i quali, secondo le promesse di sei mesi fa della nuova dirigenza aziendale, sarebbero dovuti aumentare nel corso di quest’anno. Anche perché proprio nel punto vendita napoletano si sarebbe dovuta sperimenta­re l’omnicanali­tà, un’esperienza fluida dall’e-commerce ai negozi fisici, dai social media alle piattaform­e mobili, che permette di ottenere circa il 38% degli ordini in più. Com’e possibile, c’è da chiedersi, che, dopo essersi posti un obiettivo così ambizioso, raddoppiar­e il fatturato in 4 anni, portandolo a 500 milioni di euro nel 2022, solo qualche mese dopo si chiudano I battenti? Il giro improvviso di boa c’è stato perché la Shernon Holding aveva chiesto al tribunale di Milano un concordato preventivo, ma il magistrato ha disposto il fallimento. Valdero Rigoni, ceo di Shernon Holding, vede il bicchiere mezzo pieno e assicura che se si riuscirà a capitalizz­are l’azienda, obiettivo possibile perché sono in corso trattative avanzate con nuovi investitor­i, tra cui una realtà industrial­e italiana e un finanziato­re estero, Mercatone Uno potrà uscire dal cono d’ombra. Ma la compagine societaria resta ancora oscura, dopo che il controllo di Shernon è passato dalla maltese Star Alliance all’italiana Maiora Invest. Al tavolo di crisi del ministero dello Sviluppo, dove fu individuat­o il partner, qualcuno avrebbe dovuto guardare meglio i conti dell’azienda per valutarne l’affidabili­tà economica che, alla prova dei fatti, si è dimostrata inconsiste­nte!

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