Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il pm de Magistris e il ragù
Il sindaco in toga. Processo (immaginario) a Peppino Priore
Un cielo di piombo detta i tempi del nuovo ciclo stagionale, attorno alla facciata del Maschio Angioino. «Vi siete perso il primo round, muovetevi, dottò» dice il custode sganciando la corda che funge da tornello.
Entro e salgo i gradoni, ritrovandomi nella Sala dei Baroni gremita di gente: sulle panche, in piedi, c’è perfino qualche bambino che ride e corre. L’associazione degli Psicologi per la responsabilità sociale ha allestito una singolare messinscena.
Una messinscena a chiusura di un ciclo di incontri che rileggono le opere di Eduardo in chiave psicologica: la simulazione di un processo penale ai danni di Peppino Priore, protagonista del celebre Sabato, domenica e lunedì, reo di un attacco di gelosia nei confronti di sua moglie durante la cerimonia del ragù domenicale.
L’atmosfera è allegra e distesa, e non ci si direbbe alla vigilia di una cruciale tornata elettorale, né a quella dell’ultima partita del Napoli. Gli psicologi interpretano i testi, con discreta capacità attoriale, e svariati esponenti dell’universo legale napoletano vestono i panni di avvocati difensori, di parte civile e giudice istruttore: ma il mattatore è il sindaco Luigi de Magistris, che dall’alto del suo scranno di pubblico ministero, torchia — si fa per dire — i malcapitati e stuzzica il pubblico con qualche battuta dal sapore alberoniano. Che sarebbe anche azzeccata, se non fosse che lo scrittore del melenso
Innamoramento e amore si presenta alle Europee con una lista cosiddetta sovranista. In questa voglia di mostrarsi al pubblico, di divertire, si avverte il bisogno da parte dell’ex magistrato di sentirsi amato dai cittadini: ed è difficile non farlo, immersi come siamo in una comunione politica che ci obbliga solo a tifare pro o contro. «Tra avere ed essere, lei cosa preferisce?», «Diciamo che un buon ragù allieta l’essere…» risponde la moglie di Priore. «Con un bel bicchiere di vino, però» la incalza il pm tra le risa del pubblico.
Un mucchio di fotografi immortalano ogni cosa, c’è chi dalla platea avvia una diretta Facebook. Mi viene da pensare alla famigerata ultima commedia incompiuta di Eduardo, di cui esistono pochi appunti, su un mondo gettato nel caos allorché all’improvviso sparisce ogni genere di carta: documenti, attestati, contratti, licenze… Chissà cosa accadrebbe se ci scollassimo oggi dalla tecnologia digitale. Meno connessione, meno notizie, ma forse più approfondite e non necessariamente da marchiare con un like o un ritwitta. Verso la fine, gli sforzi del presidente del Premio Napoli — qui avvocato difensore Domenico Ciruzzi — sembrano essere premiati: il pm chiede come pena alternativa per l’imputato quella di alternarsi alla moglie nella preparazione settimanale del ragù domenicale. C’è una verità profonda in questo fatto in apparenza leggero, come per altro secondo le intenzioni di Eduardo: il maschilismo e la violenza germinano lentamente, da piccoli gesti. E quando sfociano è difficile ricacciarli indietro. Ma non c’è molto tempo per rifletterci sul dovuto: piove, il Napoli è in campo. Tocca anestetizzare un’ennesima domenica invernale.