Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per niente Candida

- di Candida Morvillo

Cara Candida, ho 50 anni e non ho mai avuto una convivenza. Sono un bell’uomo, con una bella posizione, e non mi è mai stato difficile attirare le donne. Mi piacciono avvenenti, disinvolte, disponibil­i, diciamo un po’ frivole, e proprio per questo so già dall’inizio che non sono adatte a farsi una famiglia. Durano poco, perché sono «donne facili». Si danno subito o, a volte, se la tirano, ma è chiaro che è una finta. M’intriga la conquista, ma poi dopo poco loro mi annoiano. Sono tutte uguali, sembrano fatte con lo stampino. Non posso parlare di cose profonde. Comunque, o mi stufo io o si stufano loro. Per quanto siano leggere, tutte vorrebbero una relazione seria e quando capiscono che non ce n’è passano al prossimo. Le donne che mi sembrano adatte a farmi una famiglia, invece, non mi attraggono, non c’è chimica. Magari sono intelligen­ti, mi prendono di testa, ma non c’è attrazione. Sono arrivato a 50 anni e vorrei dei figli, ma non trovo la persona giusta. Esisterà? Che faccio, quale tipo di donna sarà il male minore?

Nicola

Caro Nicola, siamo ancora alla solita storia della divisione fra la santa e la prostituta, la mamma e la maliarda, la suora e la escort. Se nella testa abbiamo idee stereotipa­te sulle donne, finiamo per sviluppare un’attenzione selettiva buona a illuminare nella folla solo quelle che siamo in grado di riconoscer­e e incasellar­e. Non si tratta di scegliere fra due tipologie umane, perché l’universo è assai più vasto delle sue ristrette vedute. Si tratta, semmai, di estirpare i suoi paraocchi. «Ogni uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo», diceva Arthur Schopenhau­er. Quando avrà smesso di dare la colpa alla limitatezz­a del capitale umano a disposizio­ne, capirà che il limite è dentro di lei e scoprirà un mondo. Quando ci fissiamo in una visione parziale del genere umano (femminile, nello specifico) la realtà ci restituisc­e una visione parziale e fasulla. A parti rovesciate, molte donne potrebbero pensare che lei è il «solito» maschio limitato, che non vede oltre gli stereotipi piantati sul suo naso. Tuttavia, per stupire gli altri, bisogna prima stupire se stessi. Lei è pronto a mettersi in discussion­e o vuole restare nella minuta casella da playboy in cui si è cacciato? Se dentro di lei c’è davvero un bravo padre e compagno di vita, sta a lei creare le condizioni per dimostrarl­o.

Conoscere se stessi o chiudere a chiave la propria anima in un armadio?

Cara Candida, ho una relazione di 14 anni con un ragazzo che ho incontrato quando avevo 17 anni. Abbiamo avuto molti anni belli e divertenti e sono ancora molto innamorata. È stato il mio primo ragazzo, il primo amore e il primo e unico amante. Dobbiamo sposarci fra qualche mese, ed è finalmente quello che ho sempre desiderato, ma mi trovo improvvisa­mente piena di dubbi e con la sensazione che ora si chiude una stagione in cui avrei potuto fare altre esperienze, oltre a questa relazione. Non ho conosciuto me stessa al di fuori di questo rapporto, non so com’è stare con un altro uomo. Ultimament­e, ho conosciuto una persona dalla quale non sono attratta sentimenta­lmente, ma mi attrae come occasione di togliermi delle curiosità più intime. Sento che da parte anche sua c’è un’attrazione e che fra noi c’è un’intesa speciale. Sono molto combattuta. Rischio tutto? E se vengo scoperta?

Forse Sposa

Cara Forse Sposa, niente spaventa quanto l’idea di imbarcarsi in qualcosa ammantato dell’alone di essere definitivo. Davanti a certe scelte, sentiamo sempre di aver perso una parte di noi, un noi ipotetico, un noi aperto a ogni possibile sviluppo. È possibile soffrire quando perdiamo qualcosa che abbiamo, ma si soffre anche quando perdiamo qualcosa che solo ipoteticam­ente avremmo potuto avere. Non quest’uomo che la attrae, nello specifico, ma l’esperienza di sé che potrebbe avere con quest’uomo o con altri. Non mi preoccuper­ei tanto di essere scoperta, quanto che esplorare questa relazione le piaccia al punto da spalancarl­e ipotesi che non sospettava. In ogni incontro con l’altro scopriamo parti di noi nuove. È pronta a scoprirsi diversa? Sarebbe pronta a lasciar andare la se stessa di adesso e il futuro che si è immaginata? E, se dovesse scoprire qualcosa che le piace molto, sarebbe pronta a tornare alla vita di prima? La curiosità in sé non andrebbe mai scoraggiat­a, ma l’onestà è sempre da sollecitar­e. Un amore lungo 14 anni dovrebbe essere maturo abbastanza per poter condivider­e anche i dubbi più intimi. Le turbolenze della gioventù servono a capire chi siamo, cosa ci piace, cosa vogliamo. Lei le ha saltate a pie’ pari, sente che le manca un pezzo e, allo stesso tempo, ha paura di perdere quello che ha. Ma è da ingenui credere che togliersi una curiosità sia uno sfizio da poco. Il tema non è se lei davvero si sente di affrontare una relazione clandestin­a, ma sapere che ha un desiderio di scoprire com’è al di fuori della relazione con l’uomo che sta per sposare. L’uomo che l’attrae fisicament­e potrebbe rivelarsi una delusione, ma questo non sarà sufficient­e per mettere a sopire quel bisogno di scoperta di sé che bussa alla sua porta. Se quest’uomo la delude, non significa che ha scelto bene il suo futuro marito, significa solo che il vostro matrimonio comincerà fra le bugie. Invece, se questo ipotetico amante non la delude, ma le piace, sarà difficile tornare indietro. Comunque vada, non sarà un successo. Il dilemma di questi giorni, al contrario, potrebbe essere un buon banco di prova per la coppia che progetta di formare. Se riesce a parlare apertament­e al suo fidanzato di come si sente, dopo (semmai vi sposerete), sarete più pronti ad affrontare qualunque frangente la vita vi mette davanti. Non sarebbe la prima promessa sposa a prendersi una pausa di riflession­e in vista del grande passo. Il che è sempre più saggio che passare i prossimi anni a vivere di rimpianti. Lei può scegliere se conoscere se stessa o chiudere a chiave la sua anima in un armadio. «Il viaggio più lontano è quello all’interno di noi stessi», ha scritto Anaïs Nin. E questo è anche l’unico viaggio che abbiamo il dovere di intraprend­ere fino in fondo. La scelta è sempre fra lottare per scoprire chi siamo o diventare ciò che abbiamo sempre sognato e, tuttavia, scoprirci infelici. La saluto con le parole di Ralph Waldo Emerson: «Ciò che ci sta alle spalle e ciò che ci sta di fronte, sono ben poca cosa rispetto a ciò che è dentro di noi».

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Carlo Corradini «Scena di corteggiam­ento»

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