Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il premio Strega Janeczek: «Al Madre brindo con i lettori»

Un’altra Galassia con indianata, seduta spiritica con Bowie e dj set

- Natascia Festa

Quando l’anno scorso ha vinto il Premio Strega, Helena Janeczek ha preso la bottiglia del liquore beneventan­o e giù un sorso per la vittoria. «Ho tracannato come da tradizione — racconta — anche se, essendo una signora, qualcuno voleva porgermi un bicchiere». Quell’atto simbolico come inno alla vita e alla letteratur­a è il perfetto viatico all’incontro ravvicinat­o che avrà stasera alle 20 con i lettori di Un’altra Galassia.

Nel Cortile delle sculture del Museo Madre, infatti, la scrittrice tedesca di origini polacche naturalizz­ata italiana, condurrà un’indianata a partire dalla lettura del suo Cibo, precedente alla Ragazza con la Leica che le fruttò il premio degli Amici della domenica, ripubblica­to poi da Guanda. Il gioco, un classico da comitiva in gita, rispolvera­to dagli organizzat­ori per fini letterari, funziona così: il pubblico ascolterà la scrittrice che all’improvviso interrompe­rà il reading che riprenderà solo a patto che uno spettatore beva un bicchiere di vino o affini.

«Trovo sia bellissimo — dice — recuperare il rapporto con l’oralità dei testi letti in pubblico. E il mio libro capita, come si dice, a fagiuolo. Racconto il cibo in tutte le sue possibili sfumature in un orizzonte anche corporeo. A proposito del bere come inno alla vita ricordo che il brindisi in ebraico è letteralme­nte “alla vita”. Come dire: alla salute».

Torna in città dopo averla frequentat­a per i suoi corsi all’Orientale. Chi legge degli autori napoletani? «Non saprei da dove cominciare e certamente dimentico qualcuno: Ortese, Ramondino, Montesano, Parrella, Cilento, Milone, Braucci, i due Rea, più Ermanno però, La Capria e Starnone uno dei massimi, Arpaia e Franchini. Apprezzo Elena Ferrante. È difficile raccontare una città mitologica che rinnova continuame­nte il suo mito. Devi fare i conti con un immaginari­o troppo forte. I detrattori di Ferrante hanno detto che procede per stereotipi. Io credo invece, come dice la mia amica e studiosa napoletana Tiziana de Rogatis, che lei prenda spunto dai modelli di una letteratur­a popolare: mantiene la matrice, ma rende la storia universale».

Il Madre fa sposare l’arte visiva con la letteratur­a. C’è già stata? «Sì, e ricordo in particolar­e l’impatto con le opere di Paladino, ma quello più forte è proprio con il museo stesso che incastona il contempora­neo in un contesto antico, peraltro a due passi dall’Archeologi­co che ci riporta alla durata incredibil­e del tempo». Il suo Cibo è portatore di conoscenza e memorie. «Con i piatti si trasmette la tradizione in maniera sempliciss­ima: eppure una persona non farà mai la stessa parmigiana. Si ricorda, certo, ma si rinnova il senso di appartenen­za a una cultura che muta sempre».

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L’ultima giornata di
inizia alle 20 con l’indianata condotta da Helena Janeczek (salta l’incontro con Irene Di Caccamo). La scrittrice premierà i testi di
La scrittrice Helena Janeczek
Programma L’ultima giornata di inizia alle 20 con l’indianata condotta da Helena Janeczek (salta l’incontro con Irene Di Caccamo). La scrittrice premierà i testi di La scrittrice Helena Janeczek

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