Corriere del Mezzogiorno (Campania)
SORRISI, ADDII E TANTE SPERANZE: L’«UFFICIO-FACCE» DI CASTEL VOLTURNO
Ècome un info-point. Si chiama ufficio facce e dà tutte le informazioni. Anche quelle non richieste. È così ogni giorno a Castel Volturno e ancor più a fine stagione. Sguardi, sorrisi abbozzati, smorfie di rabbia o di dolore, baci mandati e bronci che sembrano minacciosi. È il linguaggio tipico (e rispettoso) da campo, tra giornalisti e calciatori. Ma anche allenatori e staff vari. Quando c’è un rapporto (e mica sempre di amicizia eh, magari c’è chi dietro sbuffa) non c’è bisogno per forza di parole. Spesso ci si capisce così, con un’occhiata.
E le sensazioni sono spesso quelle giuste. Durante l’anno ci fai quasi la formazione e il bollettino medico. Nonché la diagnosi degli umori del gruppo. Di questi tempi, invece, ci vedi i reali stati d’animo. I bilanci personali. E anche un po’ di mercato, sforzandosi. Tutto dice, l’ufficio facce. Ma un po’ anche il peso dei borsoni con cui
si va via, gli spostamenti delle auto e l’intensità dei saluti; e la tempistica. È una liturgia. Giovedì, l’ultima cena. Solo per calciatori e con menu giapponese. Venerdì applicazione, frenesia e prospettive vacanziere, e la fretta dei nazionali: alcuni anche partiti; Koulibaly e Allan su tutti. Ieri, la partita. Da oggi quel che Castel Volturno già racconta tacitamente da un po’. O meglio, lo dice l’ufficio facce. Il sorriso di Mertens è quello di chi proprio non vuole andare via. Lui ci sta bene a Napoli, almeno fino a scadenza 2020 e forse dopo. E poi potrebbe superare Hamsik e diventare il bomber all time del Napoli. La sfida lo intriga. Napoli è casa sua. Sua e soprattutto di Insigne. Lorenzo è il capitano, e ne ha le chiavi di casa. Pure per uscire. Ma per ora sta in famiglia. Storie, atteggiamenti, serenità, (in)certezze. Dalla fascia, Callejon è da un po’ che converge dentro il campo. E sembra la metafora del contratto, quasi scaduto ma da rinnovare. Hysaj e Mario Rui sanno - invece - di essere ormai un po’ più esterni del solito nel progetto. E la faccia apparentemente conferma. Come quella di Diawara, ragazzo sensibile e positivo: in valigia ha già messo da un po’ l’affetto, la riconoscenza e i bei ricordi di chi sa che andrà altrove. Più dubbiosi, Ounas e Verdi. Che pure, però, non avranno lasciato l’armadietto pieno pieno di cose personali. È un ciclo continuo che si ripete e rinnova, ogni mese di maggio. Anche se poi le facce le ritrovi quasi tutte in ritiro. E quella di Ancelotti dà il senso - sempre - di chi ha tutto chiaro e sotto controllo. Solo il sopracciglio qualche volta istintivamente gli si impenna. E anche quello può essere un segnale da interpretare. Occhio attento sul mercato. Il suo Napoli deve avere una bella faccia.